Stefano Benni – Libri
Dice la legge del saggio orsacchiotto: meglio un bel libro al cesso che un libro di merda in salotto.
Dice la legge del saggio orsacchiotto: meglio un bel libro al cesso che un libro di merda in salotto.
Ad un certo punto, durante la notte, che io stia lavorando, guardando la tv, scrivendo, leggendo, mi viene naturale abbassare le luci. Quasi iniziano a darmi fastidio, mi metto “all’ombra” di un’abat-jour, mi rintano nella luce del computer o della tv; dò spazio al buio. Ad un certo punto della notte la notte stessa si stanca di star fuori e bussa al vetro, come un amante con i sassolini, ed io non sono in grado di lasciarla fuori. Ad un certo punto della notte io mi riconcilio con il buio e mi stendo con il silenzio.
– Credi di averlo amato?- Ci ho provato. Lui rispondeva a ciò che, allora, pensavo potesse essere un amore. Era bello, intelligente, anticonformista, sensibile, amabile, tutto qui. Il modello primario di ogni possibile amore. Io, però, non ero in grado d’amare.- Perché?- Ero incapsulata nel mio guscio narcisistico. Gli altri esistevano solo se riflettevano specularmente i mie desideri, i miei bisogni.
Ci sono sguardi che solo una donna sa lanciare in uno spazio dove c’è sempre l’inizio o la fine di qualcosa.
Io la chiamo sindrome da museo delle cere: tutto quello che possediamo, man mano che diventiamo vecchi, assume un’aria museale, noi compresi.
Lei si lascia cadere sul divano. Disillusa, da sola, così come da sola si è illusa. Rimane con un bicchiere vuoto tra le mani e qualcosa di più difficile da riempire dentro. Lei, semplice concime di quella pianta che spesso fiorisce sopra la tomba di un amore appassito… quella rara pianta che porta il nome di felicità.
Un libro è un po’ come un figlio: nasce dalle nostre emozioni, dal nostro cuore.