Stephenie Meyer – Abbandonare
“Resta con me, Bella!”, le gridai. “Mi senti? Resta qui! Non voglio che mi lasci. Fai battere il tuo cuore!”
“Resta con me, Bella!”, le gridai. “Mi senti? Resta qui! Non voglio che mi lasci. Fai battere il tuo cuore!”
Dopo di te, il silenzioso rumore del nulla.
Molte volte ci addoloriamo per aver perso qualcosa o qualcuno senza concentrarci sul fatto che l’abbiamo perso proprio perché ci limitava o non ci completava, per cui, per quanto sia difficile da accettare, il perderlo ci lascia liberi di trovare qualcosa di più importante. Perdere ci rende liberi, ci dà delle opportunità.
Per lui ogni battito del mio cuore era prezioso.
Abbandonare il campo, non sempre è una resa: talvolta, significa prendere coscienza dei propri limiti e non peccare di presunzione; talaltra, è un atto di grande coraggio e di profonda dignità.
“Isabella”. Pronunciò il mio nome completo con attenzione; poi, con la mano libera, giocò con i miei capelli, scompigliandoli. Quel contatto così casuale mi scatenò una tempesta dentro. “Bella, arriverei a odiare me stesso, se dovessi farti del male. Non hai idea di che tormento sia stato”, abbassò gli occhi, intimorito, “il pensiero di te immobile, bianca, fredda… di non vederti più avvampare di rossore, di non poter più cogliere la scintilla nel tuo sguardo quando capisci che ti sto prendendo in giro… non sarei in grado di sopportarlo”. Mi fissò con i suoi occhi meravigliosi e angosciati. “Ora sei la cosa più importante per me. La cosa più importante di tutta la mia vita”.
Ad un’amica che mi chiedeva cos’è l’addio. L’addio ha mille forme ma la più bastarda è quella che fa scivolare nel silenzio quel trascinare senza pietà una fine evidente, la più elegante è dire quel basta guardandosi negli occhi, quegli stessi occhi dove un sentimento si è vissuto fino a consumarsi senza lasciare alle domande il dolore di non avere risposte, la più comoda chiudere svanendo nel nulla.