Susan Randall – Stati d’Animo
Non credevo che la fragilità fosse una colpa, ma allora perché questo senso di “colpa” non mi abbandona mai?
Non credevo che la fragilità fosse una colpa, ma allora perché questo senso di “colpa” non mi abbandona mai?
Mi annido nella tempesta. È così simile la mia voce allo schiantarsi della marea. Assale. Mi unisco alle fragilità del mondo, situandomi tra cocci e schegge, riversa tra le scaglie e le tessere dell’infinitamente piccolo. Il respiro si schiude come stoffe strappate oltre le cuciture che lasciano piovere, disobbedendo al sole e all’asciutto. Sfoggio la tristezza sulle onde che ripassano, dimentiche di acqua e del loro stesso movimento e ritornare verso l’alto è argento. Vivo. A malapena. Le risacche mi pèrdono. Il mio cuore ha messo in conto un perdòno silenzioso che non infastidirà nessuno. Con l’anima fuori misura, smisurata, addirittura. Mentre c’è chi cura la lontananza, io mi raccolgo e mi tengo vicina. Litri di bufera mi annegano. Mi ritiro nel mio ordine discreto.
La serratura del cuore ha una sola chiave.
Un prato fiorito in primavera riempie sempre la nostra anima di gioia, con la consapevolezza che la vita comunque sempre si rinnova, lasciandosi alle spalle le amarezze.
Chi mi conosce non mi giudica, ma mi resta vicino. Chi mi resta vicino, sa della mia vita e che vivo di verità. Chi mi conosce sa chi sono e quello che sono.
Quante labbra pronunciano parole avvelenate ricoperte da miele e zucchero a velo. Cuori in cui risuona l’eco della cattiveria ed occhi di splendido colore ma senza luce. C’è gente che si è lasciata uccidere dall’ego e dalla rabbia, il cui unico sogno è vendicarsi credendo di essere giustificati dal male che hanno ricevuto.
Il cinismo della mozione degli affetti.
Mi annido nella tempesta. È così simile la mia voce allo schiantarsi della marea. Assale. Mi unisco alle fragilità del mondo, situandomi tra cocci e schegge, riversa tra le scaglie e le tessere dell’infinitamente piccolo. Il respiro si schiude come stoffe strappate oltre le cuciture che lasciano piovere, disobbedendo al sole e all’asciutto. Sfoggio la tristezza sulle onde che ripassano, dimentiche di acqua e del loro stesso movimento e ritornare verso l’alto è argento. Vivo. A malapena. Le risacche mi pèrdono. Il mio cuore ha messo in conto un perdòno silenzioso che non infastidirà nessuno. Con l’anima fuori misura, smisurata, addirittura. Mentre c’è chi cura la lontananza, io mi raccolgo e mi tengo vicina. Litri di bufera mi annegano. Mi ritiro nel mio ordine discreto.
La serratura del cuore ha una sola chiave.
Un prato fiorito in primavera riempie sempre la nostra anima di gioia, con la consapevolezza che la vita comunque sempre si rinnova, lasciandosi alle spalle le amarezze.
Chi mi conosce non mi giudica, ma mi resta vicino. Chi mi resta vicino, sa della mia vita e che vivo di verità. Chi mi conosce sa chi sono e quello che sono.
Quante labbra pronunciano parole avvelenate ricoperte da miele e zucchero a velo. Cuori in cui risuona l’eco della cattiveria ed occhi di splendido colore ma senza luce. C’è gente che si è lasciata uccidere dall’ego e dalla rabbia, il cui unico sogno è vendicarsi credendo di essere giustificati dal male che hanno ricevuto.
Il cinismo della mozione degli affetti.
Mi annido nella tempesta. È così simile la mia voce allo schiantarsi della marea. Assale. Mi unisco alle fragilità del mondo, situandomi tra cocci e schegge, riversa tra le scaglie e le tessere dell’infinitamente piccolo. Il respiro si schiude come stoffe strappate oltre le cuciture che lasciano piovere, disobbedendo al sole e all’asciutto. Sfoggio la tristezza sulle onde che ripassano, dimentiche di acqua e del loro stesso movimento e ritornare verso l’alto è argento. Vivo. A malapena. Le risacche mi pèrdono. Il mio cuore ha messo in conto un perdòno silenzioso che non infastidirà nessuno. Con l’anima fuori misura, smisurata, addirittura. Mentre c’è chi cura la lontananza, io mi raccolgo e mi tengo vicina. Litri di bufera mi annegano. Mi ritiro nel mio ordine discreto.
La serratura del cuore ha una sola chiave.
Un prato fiorito in primavera riempie sempre la nostra anima di gioia, con la consapevolezza che la vita comunque sempre si rinnova, lasciandosi alle spalle le amarezze.
Chi mi conosce non mi giudica, ma mi resta vicino. Chi mi resta vicino, sa della mia vita e che vivo di verità. Chi mi conosce sa chi sono e quello che sono.
Quante labbra pronunciano parole avvelenate ricoperte da miele e zucchero a velo. Cuori in cui risuona l’eco della cattiveria ed occhi di splendido colore ma senza luce. C’è gente che si è lasciata uccidere dall’ego e dalla rabbia, il cui unico sogno è vendicarsi credendo di essere giustificati dal male che hanno ricevuto.
Il cinismo della mozione degli affetti.