Barbara Brussa – Tristezza
Quando il rumore del dolore viene udito solo da chi lo prova, diventa disperazione.
Quando il rumore del dolore viene udito solo da chi lo prova, diventa disperazione.
Dove vanno a finire le lacrime non piante, le parole non dette, i baci non dati, i desideri mai appagati? Forse, cadono nelle voragini del cuore, laddove sono sepolti i rimpianti e i sogni rimasti incompiuti. Là, dove i loro lievi lamenti produrranno echi senza fine.
Ci si dimentica, si passa oltre, ma a volte basta un soffio di vento a scatenare una tempesta emotiva, che sferza la pelle dell’anima , e fa sanguinare sopiti ricordi.
Talvolta, i pensieri sono frammenti taglienti, che feriscono. E senza pietà, infieriscono.
Ci sono cose che non è affatto necessario dire né chiedere, te le racconta il vento del sud, in un respiro divenuto oramai gelido, spogliato di quel calore apparente di cui a lungo si erano coperti i suoi mormorii. Non v’è più nulla da ascoltare, tutto è già stato sentito. Addosso, sulla pelle. Dentro, nell’anima. Solo il cuore ha lottato ciecamente contro l’evidenza. Ciò che rimane è l’innegabile sincerità del silenzio. Alla stregua d’un ultimo dono, dopo un concerto di dolci melodie dal cuore di ghiaccio.
Ha fatto più vittime l’incomprensione, che non la mancanza d’amore o d’affetto.
Talmente poveri dentro, da sentirsi costretti a rubare le parole altrui e farle proprie. Anche questo è il segno dei tempi: tutta apparenza e niente sostanza.
Si fanno acquisti al mercato della mediocrità, e ci si vende a quello della vanità, senza aver nulla di concreto tra le mani. È tempo di svendita di valori morali.
Non v’è gloria alcuna, nel successo ottenuto senza il merito delle azioni, o degli intenti.
Capita di restare per anni incatenati dentro ai muri di una sporca prigione, che abbiamo costruito con le nostre stesse mani intorno alla nostra vita, illudendoci di essere liberi. Non importa quanto tempo sei rimasto lì dentro, il passato non si può cambiare mai; gioisci della tua sopraggiunta consapevolezza e della libertà che oggi hai conquistato, strappando a morsi le corde che tenevano prigionieri la tua vita il tuo essere, la tua anima. Oggi hai vinto, oggi hai vinto tu! La tua libertà, quella vera, è il premio più grande.
Per vedere l’arcobaleno è necessaria la pioggia.
L’unica vera libertà che abbiamo è quella di pensare. Eppure, paradossalmente, capita di sentirsi prigionieri di quegli stessi pensieri, generati – in totale libertà – dalla nostra mente.
Il pianto, è uno dei pochi lussi accessibili a tutti. Approfittarne, al bisogno, è uno dei modi più sani per sfogarsi…
Ti ho conosciuto realmentescrutando gli spazi silenziosiche s’incuneavano tra le note-a tratti stonate- delle tue parole.
Ci sono momenti, nella vita, in cui vorresti poter squarciare certi silenzi con un coltello… per vedere cosa c’è dentro. Per trovarci un “perché”, tirarlo fuori, e guardarlo dritto negli occhi. Capirlo, affrontarlo, sfidarlo, o semplicemente accettarlo.Pesanti e logoranti, sono i silenzi che soffocano i “perché”…
La verde speranza di ogni nuovo inizio, è un’alba dai colori pastello, che ti accende gli occhi, per illuminarti il cuore.
Mi rendo conto che non sento il bisogno di ricorrere a nulla…Denaro, Potere, Divinità: ai miei occhi, appaiono come vuoti feticci, che proiettano nella mente un’illusoria felicità.Panacee ingannevoli, presunti rimedi per anestetizzare i tormenti dell’Uomo…Denaro, Potere, Divinità.Non credo in nulla di cui sopra.Le ali della libertà, volando in fondo alla mia anima, pongono la mia fede solo in me stessa, e nelle persone in cui posso vedere il riflesso dei miei più sacri principi.Non credo in nulla che stia al di sopra di tutto ciò,poiché, al di sopra, la mia fede non riesce a vedere alcunché.