Elisabetta Barbara De Sanctis – Vita
Forse sono attaccate con la cera anche le mie ali, ma non chiedetemi di non volare.
Forse sono attaccate con la cera anche le mie ali, ma non chiedetemi di non volare.
Le parole sono fatte di pieni e di vuoti, sono tracce su uno sfondo, vibrazioni fra i cui spazi si prende fiato.
A volte la cosa migliore che puoi fare è fermarti, restare immobile, ascoltare. Lasciare che il vento passi, che la pioggia cessi, che le ferite rimarginino. Prendere tempo. Respirare. Lasciar andare. Il corpo curerà le sue ferite diventando mappa dove la vita ha segnato le sue coordinate, memoria di ogni battaglia. L’anima riposerà, per un po’, fino a trovare la forza di rialzarsi, una volta ancora.
Agli equilibristi, ai falsi, ai moralisti, a chi parla invece di tacere, ai furbi, a chi vende emozioni tanto non son le proprie, le ha rubate perché l’anima di viverle non ce l’ha. A tutti voi e altri in più… Chapeau!
Se la vuoi, se è proprio lei che vuoi, allora conquistala. Seducila. Cercala, ad ogni ora. Sorprendila. Falla sentire unica. Entra nella sua mente e non lasciarle via d’uscita. Scava nella sua anima fino a sentire il suo cuore pulsare nelle tue mani. Sii ogni sua fantasia. E poi, selvaggiamente e dolcemente, prendila. Falla tua. Falla godere e godi con lei. In lei. Per lei. Mente. Anima. Corpo. Fusione. Appartenenza.
Letale è colei che ti marchia indelebilmente con il suo profumo senza che tu l’abbia mai nemmeno sfiorata.
Entrarle nell’anima. Appartenersi. Entrare in quelle stanze in cui nessuno è entrato mai. Diventare per lei quel pensiero che le scorre nel sangue e non da tregua. Essere in ogni suo respiro. Sensazioni uniche. Meravigliose. Speciali. Per questo non bastano le parole. Non basta parlare o scrivere di passione. Si parla di orgasmo dell’anima e si cerca quello del corpo. Non che ci sia nulla di male, ma la gianduia è una cosa, la nutella un’altra. Che confusione, e quanto siamo brave noi donne a credere alle parole! Seguiamo le parole come serpenti incantati dalla melodia, finché non ci svegliamo, ogni volta con un livido in più, pronte a cascarci di nuovo e ancora e ancora. Siamo “emozionomani”, drogate di emozioni, pronte a rincorrere il pusher di turno. Forse dovremmo solo ricordarci più spesso che nella donna il punto g è nel cervello, non nelle orecchie.
Una volta eravamo noi a credere nelle scarpette, nei principi azzurri che corrono a salvarti e nei visserofeliciecontenti. Chi glielo spiega ora ai maschietti che non è il caso di restare fermi ad aspettare la principessa rossa che è tutto il giorno sorridente e truccata in tacchi e guepière, che spolvera e lava il pavimento immaginando di ballare una lap dance e che li accoglie sempre vogliosa quando tornano dal lavoro? Basta scrivere favole Lui e Lei come le uova di Pasqua, rosa e celeste. Facciamo che noi ci ricordiamo di essere donne se voi smettete di dimenticarvi di essere uomini?
Cos’erano, in fondo, loro? Erano emozione, erano respiro, erano amplesso di un pensiero che mordeva l’anima.
Non cercare di leggere fino in fondo al cuore di una donna, lì è il suo mistero, lì è la sua natura più profonda, lì è l’essenza che cattura, affascina, intriga, innamora; lì è custodito ciò che ti fa stare bene, che ti fa ridere e venire i brividi. Nel cuore è il profumo della sua anima. Lascia che il vento porti a te la sua fragranza.
Le donne: non ne troverai mai una uguale all’altra.Però ci sono anche le Donne, ma questa è una categoria a sé. Quelle che se le incontri le riconosci a pelle perché sono diverse. Il mondo, la vita, le persone trovano sempre il modo di giocare con loro. Ma loro non sono bambole. Sono fatte di sangue, di emozioni, di luce. Tu puoi giocare con loro. Loro non giocheranno mai con te. Le puoi solo sfiorare, per un attimo o forse due. Le puoi trascinare nella polvere, ma loro si rialzano, sempre. Una cicatrice in più, una illusione in meno. Ma con i loro sogni sempre nel cuore. E a chi non le ha comprese il tempo porterà, forse, solo un sordo rimpianto perché questa vita è un gioco di specchi e riflette solo ciò che sei.
Pensieri. Ricordi. Malinconia leggera leggera, come un velo impalpabile e parole troppo fragili, parole che oggi si smorzano in gola.
Ho occhi, per vedere. Ho cuore, per sentire. Ho una spada, per tagliare. Ho il velo, per celare. Ho il silenzio, per parlare.
Questo non è un cuore, a volte è piombo fuso.
Scelgo di non controllare, ma di lasciarmi condurre. Scelgo di lasciar andare. Mi ascolto. Non penso. Sento.
Amo le carezze impudiche della mente, quelle che diventano mani, respiri, piacere, quelle che se ti possiedono non ti lasciano alcuna via di scampo.
Le parole devono far urlare la carne, frantumare l’anima, godere la mente. Altrimenti sono solo rumore.