Fabio Privitera – Destino
Il destino si nasconde laddove non guarderesti mai.
Il destino si nasconde laddove non guarderesti mai.
Perdersi è un po’ ritrovarsi in una realtà diversa da quella che si conosceva, di se stessi e del mondo.
Diciamo che nulla dura per sempre, poi capita che li incrociamo per strada, mano nella mano, due anziani che hanno dimenticato la fine e che, come ogni altro, lasceranno questa vita ma senza dubitare che il loro amore proseguirà come la strada che stanno percorrendo. Osservandoli, commuovendoci, abbiamo l’opportunità di aprire gli occhi e accettare che se nulla dura è solo perché siamo noi per primi a definire la distanza tra il possibile e l’irraggiungibile, i confini tra noi e gli altri, il criterio secondo il quale qualcosa esiste o no. Pensiamo troppo alla fine, loro invece forse alla fine non ci hanno mai pensato, né ci penseranno.
Si deve anche tendere al futuro, non solo attenderlo. Riempire l’attesa con altro, con noi stessi, con le altre passioni, altrimenti l’attesa logora e distrae proprio da quell’attimo che contiene in sé la svolta.
Non confondete causa ed effetto come la mente vuol persuadervi, per quanto sia difficile analizzate la vita come se non vi riguardasse. Vi meraviglierete dell’universo deposto sul fondo di ogni convinzione.
Quali assi ci saranno tra le carte dell’imprevisto? Non importa saper giocare in fondo, ma improvvisare è fondamentale per poter rischiare e vincere la propria scommessa.
In fondo in ognuno di noi c’è una zona in ombra, una parte buia che nascondiamo agli altri e spesso a noi stessi, eppure è proprio in fondo a quell’oscurità, attraversandola, che possiamo trovare la nostra luce, la nostra più intima natura.
Si dovrebbe cercare qualcuno non quando se ne ha voglia, ma quando, improvvisamente, ci viene in mente e allora non è il desiderio a parlare, ma qualcosa di più profondo che non ha voce.
La follia se la ride dietro le quinte mentre il mondo mette in scena la farsa della normalità.
Ignorare è solo un accorgimento. Non evita le cose, le rimanda dando loro modo di acquisire forza, niente di più. Esse si accumulano sotto strati e strati di macerie, si solidificano nel tempo ed a quel punto diventa difficile affrontarle oppure evitarle. Ti bloccano il sentiero e ci vai a sbattere facendoti male, perché mentre pensi di averle lasciate indietro, alle spalle, quelle si fanno strada, ti superano per vie diverse e te le ritrovi davanti, sbucate dal nulla, come se il terreno si aprisse e le tirasse su, e un rimorso, un ricordo, un rimpianto, diventano un presente distruttivo.
La consapevolezza non viene spinta da un desiderio. Arriva inaspettata, quel giorno in cui ti svegli e ti rendi conto di non averci pensato neanche una volta è ormai arrivata la sera.
Vorranno vederti piegato, perché loro non sono stati capaci di sollevarsi fin dove riesci ancora a guardare. Chiudi gli occhi, prendi il respiro e passa oltre le loro risa. Ciò che vedi e ciò che loro non riescono più a vedere: la luce oltre le ombre del giorno.
Controllo. Ecco la parola chiave. Non un controllo che blocchi l’istinto, ma un controllo che coadiuvi l’istinto affinché la coscienza possa sentirsi pienamente libera, sincera e convinta di star agendo per il meglio e non per il mero impulso di soddisfare la curiosità del momento, il piacere.
Cancellando provi a fare un passo indietro ma, ammesso che tu riesca, non fai di certo alcun un passo in avanti.
Si deve anche tendere al futuro, non solo attenderlo. Riempire l’attesa con altro, con noi stessi, con le altre passioni, altrimenti l’attesa logora e distrae proprio da quell’attimo che contiene in sé la svolta.
Spesso si sente dire che le persone non cambiano. È vero le persone non cambiano finché continuano a guardarsi come gli altri le guardano, dall’esterno all’interno, tra quello che piace venga detto a loro e ciò che esse rifiutano. Si cambia però, si cambia quando ci si cambia il verso del guardarsi, verso l’interno. È sempre il cambio di prospettiva che rivoluziona l’esistenza.
Tra le peggiori cose che si possano fare c’è il lasciare agli attimi che non si sono vissuti il respiro di quelli che si stanno vivendo.