Francesca Alleva – Vita
Quando la vita ti sorride è per farti pesare meno il prossimo tiro che sta per tirarti.
Quando la vita ti sorride è per farti pesare meno il prossimo tiro che sta per tirarti.
Spesso la vita ti chiede di barattare un bel ricordo per la tranquillità.
Ragazzi che scambiano la propria metà per l’Enel. “Luce mia, luce dei miei occhi, tu mi illumini, la mia vita senza di te sarebbe buia.” Ma state con una persona o con una lampadina?
Chiunque sia convinto della veridicità del luogo comune per cui le donne dicono il contrario di ciò che pensano, sappia che su di me non vale: se dico “no” intendo “no”, se dico “sì” significa “sì”, se ti chiedo di andartene intendo davvero “vai via”; quindi sciacquati dai maroni.
Pensavo fossi l’uomo della mia vita. Poi ho capito che avevo una vita di uomini davanti.
Non ci sono più le donne di una volta perché si sono evolute. Invece gli uomini sono quelli di un tempo; il miocene.
Dicono che quando qualcuno ti spezza il cuore l’unica cosa che puoi fare è prenderne le schegge e rimetterle insieme per ricominciare. Io mi sa che prima di farlo le prendo e te le tiro tutte negli occhi. Ad una ad una.
L’uomo entra nella donna, è fisicamente provato. La donna scava nell’uomo, è emozionalmente riconosciuto.
E succedeva una cosa strana, con lui. Quando mi abbracciava pareva avesse la braccia tanto larghe da ritrovare ogni più piccolo pezzetto di me sperduto nel mondo o conficcato sotto le unghie di qualcuno, e tanto forti da stringerli uno contro l’altro; e rimettermi insieme.
Dove sono finiti gli uomini che invitano a ballare le ragazze sedute sulla panca? Dove sono finite le donne che, su quella panca, guardano negli occhi e non il cellulare?
La donna non è troia e non è santa. Solo, quando inizia a pesarle un po’ l’aureola, la sostiene per qualche tempo con le corna.
Chi si conosce bene sa quali punti di se stesso toccare e di cosa godere. E non si scade solo nel mero doppio senso, perché conoscersi, sapere fin dove ci si può spingere, di cosa parlare e quali punti invece nascondere, aiuta l’uomo a scegliersi la compagnia e a muoversi tra le parole, così come dovrebbe essere tra le lenzuola.
Sono quel tipo di persona che se si evita di parlare di come vanno l’amore, l’amicizia, la salute, il lavoro o la famiglia, “per il resto va tutto bene”.
Amore e odio per quella notte che, in compagnia, di alcool e vita ti sazia e, in solitudine, di domande e mancanze ti strazia.
Anche guidando in pieno sole estivo, musica, aria condizionata, programmi per il pomeriggio e una gran serata alle spalle mi fermo al semaforo, mi squadro lo sguardo sotto l’eye-liner e penso: sola.
E ti promettono mari e monti, stelle e occhi di ciclone. Poi non sono nemmeno in grado di alzarsi alle sette del mattino, per te.
Ho bisogno delle parole perché vivo in silenzio.