Francesca Alleva – Tristezza
Anche guidando in pieno sole estivo, musica, aria condizionata, programmi per il pomeriggio e una gran serata alle spalle mi fermo al semaforo, mi squadro lo sguardo sotto l’eye-liner e penso: sola.
Anche guidando in pieno sole estivo, musica, aria condizionata, programmi per il pomeriggio e una gran serata alle spalle mi fermo al semaforo, mi squadro lo sguardo sotto l’eye-liner e penso: sola.
È un errore piangere su cose passate, quando ci si trova in un momento di debolezza e sconforto.
Quello di cui ho paura non è la morte, ma la solitudine.
Capita, di sentirsi vuoti dentro. Di fermarsi, osservarsi e non riconoscersi più. Non siamo cambiati. No. Siamo solo, pian piano, distrutti. Ti senti l’anima a brandelli e ti chiedi come hai fatto a non accorgertene. Ma lo sapevi. Lo sapevi benissimo. Il fatto è che l’hai sempre tenuto nascosto, agli altri e a te stessa. Hai finto sorrisi ricacciando le lacrime, soffocando sentimenti. E ora hai l’animo pieno di parole non dette e altre che ti hanno spezzato il cuore.
Non c’è sensazione peggiore che sentirsi ai margini della vita, quando ti sembra che nessuno abbia bisogno di te, mentre tu ne hai di tutti.
Se servisse versare lacrime per ragion di pace nel fiume mio, io piangerei, ma del mio fiume ormai vi è rimasto solo il letto.
La gioia resta un istante effimero, mentre il dolore logora tanto tempo.