Luciano Meran Donatoni – Poesia
Quando la poesia tocca i sensi dell’anima non è mai silenziosa.
Quando la poesia tocca i sensi dell’anima non è mai silenziosa.
La poesia non vuole alludere, né illudere e tantomeno deludere, vuole semplicemente farti un po’ sognare e vivere, seppur virtualmente, un po’ l’amore.
Quando ascolti una musica che ti piace molto, senti che ti entra nel cuore e ti accarezza l’anima.
Se ti viene a mancare una persona molto cara, anche una parte di te entra nella sua bara.
Apprezzo e amo la vita così com’è, perché la conosco, non posso dire altrettanto della morte, perché non la conosco, e quando arriverà, non avrò modo di esprimere nessun giudizio a riguardo.
Molte persone cercano di avvicinarsi a Dio solo quando si vedono a un passo dalla morte.
Solo al capezzale della morte si potrà capire com’era meglio vivere la vita.
Non fa notizia se un clochard muore di fame e di freddo, mentre fa notizia se in borsa avviene un calo di due punti.
Perché dicono: prima o poi si deve morire? Quel si deve a me non piace! Perché io alla vita ci sono affezionato.
Metà del mondo muore di fame e l’altra metà d’indigestione.
Che cos’è la morte se non il proseguimento della vita? Dopo che la nostra vita avrà danzato con la morte, lasceremo quell’abbraccio e le nostre ali si spiegheranno verso il cielo, per farci trovare poi di fronte al giudizio divino. Su questa terra rimarranno tracce di noi e dei nostri pensieri, ma non dei nostri corpi, poiché saranno solo le nostre anime ad avere l’immortalità nei tempi.
Tre grazie: il papa dà la grazia, il capo dello stato grazia, e il delinquente ringrazia.
Dicono sia meglio piacere tanto a pochi, anziché poco a tanti, per non sbagliare dico che preferirei piacere tanto a tanti.
Modestamente sono un’opera d’arte, ho tutti i difetti nel posto giusto perché i miei difetti sono perfetti.
Quando si dice “brutto come la fame” in parte è errato, perché se si ha cibo, la fame non è poi così brutta!
Sei talmente bella, che ogni volta che ti guardo, mi provochi un calo di diottrie.
Io sono quello che sono, senza voler essere quello che non sono e tanto meno essere quello che vorrebbero gli altri.