Margaret Mazzantini – Frasi su animali
Gli occhi dietro alle lacrime come due pesciolini in un mare troppo stretto.
Gli occhi dietro alle lacrime come due pesciolini in un mare troppo stretto.
“Possiamo farcela. Dobbiamo farcela. Per loro”.Ma non ce la fai mai per i bambini. E loro sanno che non contano, s’industriano. Mettono le tazze per la colazione, spiano gli sguardi, i silenzi. Danno il bacio di qua e di là, con il terrore di sbagliare momento, di sbagliare guancia. Aspettano anche loro. Che l’amore ritorni.
“Che palle, sta storia.” Sta storia è la sua storia, la nostra storia, ma lui non vuole sentirla. Da piccolo era più curioso, più coraggioso, faceva qualche domanda in più. Guardava quel padre ragazzo, quella fotografia di Diego sul frigorifero, tenuta da una calamita, ingiallita dai vapori della cucina. Mi stringeva, mi restava addosso. Crescendo non ha più chiesto nulla. Il suo universo s’è ristretto ai suoi bisogni, ai suoi piccoli egoismi. Non ha voglia di complicarsi la vita, i pensieri. Per lui suo padre è Giuliano, è lui che lo ha accompagnato a scuola, che lo ha portato dal pediatra. È lui che gli ha dato quello schiaffo al mare, la volta che si è tuffato con poca acqua sotto.
Non ho più il ventre di una madre, è bene che mi ci abitui, sarò un’amante tutta la vita. Una creatura adatta a un sesso senza conseguenze.
Non sarò mai una madre. Resterò per sempre una ragazza. Invecchierò così, asciutta e sola. Il mio corpo non si trasformerà, non si moltiplicherà. Non ci sarà Dio. Non ci sarà raccolto. Non ci sarà Natale. Bisogna cercare nel mondo, nella sua aridità, nelle sue strettoie il senso della vita… in questi negozi, in questo traffico. Invecchierò così.
Tieni, padre, ecco la prima fotografia di tuo figlio. E scusa se non sei stato tu a farla.
Il destino è come il cuore: è dentro di noi fin dal primo istante, perciò è inutile cercare di cambiarlo.
Pensava a quelle scopate. Forse a una in particolare. Ce n’è sempre una che viene meglio e non sai perché. Lo sai solo dopo. Quando ci ripensi.
E adesso sapevo che non ero cambiato, che ero sempre lo stesso, e che forse non si cambia, Angela, semplicemente ci si adatta.
Così restammo seduti, con la testa piegata all’indietro e il viso piacevolmente rivolto al sole e per un po’ lasciammo che il mondo ci corresse accanto inosservato…
Il cielo di città mi piace perché puzza di basso, di uomini. Il cielo di campagna invece mi fa paura. C’è solo roba del Signore, lassù: stelle, stelloni, nuvole al galoppo. E poi che mi mettevo a fare in campagna? A litigare con gli alberi? Quelli sono tranquilli, beati, ti fanno sentire uno sputo. La natura è tutta arrogante, è roba diretta del Signore, e giustamente un po’ di strafottenza ce l’ha.
La lingua era la cosa che più gli era piaciuta.Piccola, rossa, mite e improvvisamente piena dinervi e di sangue come lei.Ore di baci. Nei parchi, contro i muri, come gliadolescenti quando cominciano a provare, asondare un altro corpo dentro. Vermi caldi,incollati di torpore, che si lasciano cadere,scivolare. Lui s’infilava in quella bocca e cicadeva, muoveva la lingua come una pala nellapolenta. Te ne andavi, diventavi umido e pieno difiamme. Crescevi insieme alla saliva. Non eri piùil povero stronzo di una settimana prima. Perchélei ti voleva come una sanguisuga, come unapianta cerca il sole. Come tutte le cose stupideche si cercano nel mondo semplicemente pervivere.Si staccavano per poco e si guardavano,soddisfatti. Di niente. Di quel ruminare. Poitornavano al lavoro. Come operai sudati. Perchédi quello si trattava. Fondamenta di saliva per unamore.
Sei ostaggio di te stesso, delle tue mancanze.
Non si può spiegare l’amore. Esso è solo, s’inganna e fatica in se stesso.
Davanti a questo pecorino e questa minestra riscaldata… io Vi dichiaro marito e moglie.
Chi ti ama c’è sempre, ancora prima di, prima di conscerti.
Cosa vuol dire amare, figlia mia? Tu lo sai? Amare per me fu tenere il respiro di Italia nelle braccia e scoprire che ogni altro rumore si era spento.