Michelangelo Da Pisa – Stati d’Animo
Si perdono così tante energie emotive per prepararlo, idealizzarlo, che finisci per non goderne quasi mai appieno del durante di un viaggio, qualunque sia la meta, una città, una persona, una vita.
Si perdono così tante energie emotive per prepararlo, idealizzarlo, che finisci per non goderne quasi mai appieno del durante di un viaggio, qualunque sia la meta, una città, una persona, una vita.
C’è gente che non meriterebbe di stare seduta nemmeno sul divano del tuo salotto, allora perché le consenti soggiornare nei tuoi pensieri?
Il condizionale è il modo verbale dei sognatori, il congiuntivo dei nostalgici. Non lasciamoli morire annegati nell’imperfetto.
Il rancore è solo amore impolverato.
Le parole senza dubbio pesano, ma spesso i silenzi soffrono di obesità.
Ora più che mai rimpiango il tempo in cui credevo bastasse tenere una lucina accesa per tenere il male fuori dal mio mondo, in cui osservavo un cielo nuvoloso e cercavo forme improbabili tra le nubi anziché imprecare per il sole coperto, quando saltavo gioiosamente in una pozzanghera anziché scansarla stizzito, in cui parlare con animali ed oggetti era un vanto, non una vergogna, un pallone arancione, un gesso ed una strada impolverata di periferia erano sufficienti a donarmi frammenti di felicità, ogni passo era un’avventura, un ginocchio sbucciato una sconfitta, la carezza di mia madre una certezza. La verità è che il tempo fugge via e non ha davvero tempo per chi perde tempo.
Diciamoci la verità, l’estate è la stagione che preferiamo perché ci denuda la ragione ancor prima che la pelle, ci libera dal pensiero attivo, inutile orpello a ferragosto; un mojito e qualche sorriso per il fotografo e chi se ne fotte del resto, poi si vedrà, perché l’inverno, con i suoi lunghi silenzi, ci obbliga troppo spesso a dialogare con noi stessi, ci sbatte in faccia la verità con poca grazia, così come la tramontana fa con le persiane.
Un occhio rivolto al passato, uno al futuro. Strabismo dell’animo.
La malinconia non saprei davvero come collocarla nella famiglia degli stati d’animo. Somiglia alla tristezza, ma più raffinata ed elegante, è timida celandosi dietro un accenno di sorriso, cammina fiera, petto in fuori, ma sbircia alle sue spalle illudendosi di essere seguita dal ricordo, sbatte la porta sperando che non si chiuda del tutto e si nutrirà di quello spiraglio. La riconosci all’istante nello sguardo di chi hai di fronte perché ti trapassa alla ricerca di un rimpianto, la malinconia non è per tutti, è un fregio complesso per gli animi semplici.
Per l’essere umano essere umano è una rarità.
Di notte anche un pensiero è rumore, anche un’emozione è frastuono. E un ricordo diventa assordante.
La pretesa è un fottuto vizio, la ruggine dei rapporti umani. Pretendere di essere compresi senza sforzarsi di spiegare, di essere cercati senza mai cercare, di prendere senza mai dare, voler apparire senza rischiare di essere.
Un oggetto scheggiato puoi ripararlo così bene da farlo sembrare nuovo agli occhi della gente, ma l’idea che si sia rotto, quella resta.
Come una supernova un giorno esploderò illuminando di me, per un istante, l’oscurità che vesto e sarò la più abbagliante stella tra le stelle.
Come una supernova un giorno esploderò e per un istante, un singolo, infinito, egocentrico istante, sarò la stella più luminosa della galassia, quella a cui i sognatori doneranno milioni di sguardi.
Le attese sono giganteschi accumulatori di energia, pronte a esplodere in improvvisi, violenti, avvolgenti abbracci.
Senza quel centilitro di follia nelle arterie correrei il rischio di impazzire.