Michelangelo Da Pisa – Stati d’Animo
Non ho libertà di movimento, questi fili aggrovigliati nel mio tempo, io marionetta nella mani dell’amore.
Non ho libertà di movimento, questi fili aggrovigliati nel mio tempo, io marionetta nella mani dell’amore.
Puoi blindarti nell’impassibilità, celarti dietro barricate di cinismo, armarti di apatia, ma non sarai mai sentimentalmente invulnerabile.
Non è la lontananza a separare, non è la vicinanza a unire.
L’urlo dell’assenza è un’enfasi d’appartenenza.
Due sono le cose che non sopporto: il genere umano e la solitudine.
Mi rintano nel surreale perché il reale non è all’altezza delle mie emozioni.
Vorrei essere un gatto, avere come unica forma di dipendenza la mia indipendenza.
Esistono sconfinate praterie emotive invisibili agli occhi dell’insensibile.
Una porzione della maschera che indossano gliela cuci addosso tu; noi osserviamo gli uomini per come siamo, raramente per come sono.
Essere svestiti è una condizione, essere nudi è una sensazione, essere spogli è una maledizione.
Un pensiero ha sempre l’ardire di liberarsi dal giogo di una certezza.
Il perdono è una lingua sconosciuta, un atto di amore reazionario, l’emblema del potere emozionale, un urlo rivolto a una platea di animi sordi.
Sono umano, ma sto cercando di smettere.
La razionalità è una cella angusta, ma l’immaginazione è maestra di escapologia.
Supino sul tappeto di rugiada, un timido cielo il mio rifugio, il vento mio unico interlocutore. Sono al centro del palcoscenico del mondo.
Lo sguardo in apnea dinanzi alla solennità del mare, i sensi si prostrano al cospetto del prodigio solare, un nobile libeccio sussurra le mie origini. Immobile, mi nutro di meraviglia e mai son sazio. Orme fievoli ma fiere sulla riva, con l’animo nomade alla deriva.
Vado continuamente in pezzi e, ogni volta che mi ricompongo, sento che una scheggia di me è andata perduta per sempre.