Michelangelo Da Pisa – Stati d’Animo
L’inquietudine è la paura del mare in burrasca e il bisogno di navigarlo.
L’inquietudine è la paura del mare in burrasca e il bisogno di navigarlo.
L’estate è una questione di pelle, ma è d’inverno che il mio animo si abbronza.
Ho trovato molta più essenza in un solo giorno perdendomi che non in un’intera vita, cercandomi.
Pensieri fedeli come ombre che non t’abbandonano persino allo spegnersi di luci, che bisbigliano il tuo nome in mezzo a centinaia di altre voci.
Un’indole profonda necessita di leggerezza per restare a galla, per non inabissarsi in se stessa, per continuare a scorgere il cielo.
L’inquietudine è un vortice che ti spinge ovunque tu vada a voler essere altrove, è quel temporale che affascina e spaventa, del quale maledici la prima goccia e rimpiangi l’ultimo tuono.
La paura di esporsi è una gran fabbrica di rimpianti, il timore di apparire ridicoli ha spesso la meglio sulla probabilità di essere felici. Per questo preferisco collezionare lividi a una pelle priva di brividi.
Sangue e polvere, silenzio e macerie, vittime e speranze. Io sono il veterano delle mie guerre interiori.
Il sospiro è un respiro ottimista.
Il mio respiro è un’altalena nel vento, oscillante tra un affanno e un sospiro.
Il medesimo vento è una minaccia per la foglia, un’opportunità per il fiore, una carezza per la roccia, uno schiaffo per il mare. A volte mi sento foglia, altre fiore, mare e persino roccia. Altre volte ancora sono il vento.
Qualcuno, in questi quaranta anni di esistenza, mi ha rinfacciato la mia riservatezza, come se fosse una colpa anziché l’ingenuo tentativo di custodire un bene prezioso e proteggerlo dallo schifo che impera là fuori. Da sempre, alle pubbliche dimostrazioni ad effetto, preferisco le esclusive dimostrazioni d’affetto. Ché i fuochi d’artificio accendono una vasta porzione di cielo, ma il lume di una candela mi basta se illumina gli occhi di chi amo.
Cosa me ne faccio dei consigli che mi porta la notte se il mattino se li riprende indietro?
Dove finiscono le parole non dette? Ho sempre creduto che potessero evaporare e diventare tutt’uno con le nuvole. Per pioverti addosso in un giorno qualunque, uno di quelli in cui era previsto sole.
Incontrare la delicatezza dopo una vita di tormenti è come il bagliore improvviso all’uscita di un lungo tunnel. Gli occhi, come l’animo, devono abituarsi alla luce.
L’ironia è un abito raffinato indossato con intelligenza, non un cencio che cela un’esuberante perfidia.
Ciò che non è alla portata degli occhi lo si può raggiungere chiudendoli, perché l’immaginazione ha costante fame di buio. Ed io, immaginando, ho viaggiato, amato, costruito e delle volte persino vissuto.