Raffaele Caponetto – Felicità
La ricetta della felicità: sempre innamorato, raramente fidanzato, mai sposato.
La ricetta della felicità: sempre innamorato, raramente fidanzato, mai sposato.
È da stupidi, barattare la propria felicità con beni materiali.
Un intenso profumo di caldarroste si espande per tutta la villetta. Un ceppo di faggio scoppietta allegramente nel rustico caminetto. Sul tavolo della cucina, in mezzo a stoviglie, piatti, bicchieri e una bottiglia di Gamay mezza piena, vino rosso valdostano; troneggia il cestello pieno di funghi e bacche rosse e gialle raccolti nel vicino boschetto. Mentre la moglie, durante questi giorni di festa, si è sbizzarrita a preparare tipiche ricette natalizie valdostane: costolette alla Valdostana al tartufo bianco, carbonata Valdostana, crespelle e crepes alla Valdostana e non ultima la zuppa alla Valpellinentze; il marito intrattiene i due figliuoli che giocano felici con il trenino e la casa di Barbie ricevuti in dono per il Santo Natale. Attendono l’arrivo del Bambino Gesù, lo scambio di piccoli doni con parenti ed amici, l’ascolto della Santa Messa di mezzanotte e la benedizione del Santo Padre, davanti alla tv del salotto buono. Felici di potere trascorrere una bella e tranquilla giornata con i familiari e gli amici più cari, lontano anni luce dalle beghe che affliggono lupi, falchi e colombe, augurano buon Natale a tutti gli uomini di buona volontà.
La felicità è legata ad un sottilissimo filo argentato, spartiacque tra una vita piena, dorata, appagante ed il baratro della noia e della tristezza.
Quando c’erano ancora mamma e papà non sapevamo di essere felici.
Un maniaco di grandezza ci ha coinvolto, senza che il popolo lo volesse e senza le risorse e i mezzi necessari, in una guerra che ci ha lasciato con le ossa rotte. Da allora, fino ai giorni nostri, sono trascorsi oltre due terzi di secolo. Le nazioni partecipanti al conflitto che ne uscirono sconfitte e malconce, nel frattempo, sono riuscite a rifarsi delle batoste subite; prima fra tutte la Germania. Purtroppo l’Italia ha sempre arrancato senza riuscire a rimettersi in piedi. Il peso della nazione è sempre gravato sulla grande massa dei lavoratori; mentre una sottile fetta della popolazione, la cosiddetta casta, fagocitava costantemente l’ottanta per cento dei guadagni prodotti dall’economia del Paese. Si spera in una inversione di tendenza.
Quando c’era la lira in Italia, bene o male, eravamo noi italiani a comandare a casa nostra. Con l’avvento dell’euro, sono iniziati i problemi veri, la lira è stata declassata e non siamo più padroni di noi stessi. Si stava molto meglio, quando si stava peggio!
Nel periodo storico attuale, particolarmente delicato e instabile, si deciderà la struttura, la classifica dei Paesi europei. Purtroppo non solo il cittadino comune, ma anche i vertici politici, economici e finanziari italiani, sembra che facciano di tutto per accaparrarsi l’ultimo posto in classifica dei Paesi europei.
L’Italia non ha molte scelte: o rimane nel tunnel della depressione e della crisi, o fuori l’attendono bufere, tempeste e uragani ancora peggiori.
Italia refugium peccatorum.
Arroganza e ignoranza vanno a braccetto.
Arroganza e stupidità un connubio classico.
Fedeltà: si, se nessuna ti caga.
Bruttezza è mezza salvezza; dal matrimonio.
Mamma li turchi; quanto sei brutto.
Italia: salvacondotto per molti.
Italia povera ma bella.