Rosaria Brancato – Vita
Non siamo architetti della nostra storia, abbiamo solo la possibilità di fare delle scelte.
Non siamo architetti della nostra storia, abbiamo solo la possibilità di fare delle scelte.
A volte succede che, nel cammino, delle ombre ci perseguitano. Ma ci sono momenti in cui si sente il bisogno di trasformarle in luce e, inaspettatamente, ci ritroviamo col sole in faccia!
È la legge del “voglio di più dalla vita”: o tutto quello che hai o solo un po’ di più.
Lo sapevi che le bugie sono state fatte per essere scoperte?
Ammiro chi si distingue dalla massa, ma ha tutto il mio appoggio chi si allontana da tenere dicerie per affermare una realtà che in cuor suo non concepisce.
Dove sono finiti gli uomini? Intendo gli uomini veri, quelli che non chiedono il come ma fanno e basta. Quelli a cui non importa quanti chilometri sono distanti, piuttosto corrono; quelli a cui non importa se domani è lunedì, piuttosto non dormono; quelli a cui non importa se fai la preziosa, piuttosto ti sentono; quelli a cui non importa “se” “ma” “forse” scriverà lei, piuttosto lo faccio io; quelli a cui non importa se è poesia, piuttosto ti abbracciano; quelli a cui non importa se penserà male, piuttosto ti saltano addosso. Quelli a cui “chi se ne frega” se nevica, piuttosto mi ammalo! Dove sono finiti!?
Il suo profumo mi stordisce. Come le api, che col fumo si allontanano ma con la forza di tentare l’impossibile ritornano.
Partire vuol dire lasciare il vecchio per prendere il nuovo; tornare significa non sentirsi capaci di vivere il nuovo senza il vecchio.
Le persone per le quali soffriamo devono anche meritarsi il nostro dolore. Non trovi?
Oggi i giovani hanno una sola risorsa, il tempo. E una sola possibilità, investirlo.
Facebook è pane fresco per pettegoli.
Oggi ci sono troppi copioni e poca inventiva. Per essere geniale basterebbe seguire le proprie idee e lasciare agli altri l’unicità delle loro invece di costruire un mondo omologato.
Quando mi guardo indietro non vedo un passato, ma tutto il futuro che mi ha condotto in alto alla spalla dalla quale lo guardo.
Gli scatoloni sono sempre un gran da fare: uccidono i ricordi e ti costringono ad accettare il cambiamento.
E poi ti senti terribilmente solo, col la tua paura più grande, implodendo a te stesso, facendo dell’egoismo la cura ai mali che gli altri, inevitabilmente, ti hanno provocato dentro. Implori il cielo in giorni migliori e soprattutto in persone migliori… anche se le peggiori continui ad amarle, e ti odi per questo. Ti ripeti che non puoi farne a meno, prometti di impegnarti per sopprimere il ricordo, e allora scatta la cancellazione. Inizi a chiamare le persone per cognome, dimentichi i compleanni, ricevi circa cento messaggi a settimana di gente sconosciuta. Sarà lì che dirai: è arrivato il momento di mettere ordine nella mia vita.
Mi dicevano che eri troppo grande per una provinciale come me, invece non sei mai stata così intima. Ogni metro che percorro è il ricordo di sei anni fatti di posti, di esperienze, di sogni, di amori, di amicizie, di persone, soprattutto queste, che non le posso portare via con me. È vero che non mi basti più, evidentemente perché mi hai dato tutto. Per questo, ovunque andrò ti porterò dentro perché, come io conosco ogni tuo angolo, tu mi sai a memoria: hai ascoltato lacrime e condiviso gioie con lo stesso supporto di una vera amica; e come tutte le vere amicizie, prima o dopo, arriva il momento di lasciarsi.
Io penso che mai, delle persone che sono passate dalla mia vita, dimenticherò il compleanno. È il marchio della loro esistenza.