Salvatore Grieco – Tristezza
È nell’anima dolce che ristagna la sofferenza più amara.
È nell’anima dolce che ristagna la sofferenza più amara.
Silenzio. Odo l’anima e sono, sento il cuore e bramo d’essere.
La perfida alba, rumoreggiando di luce, avvia al caos l’anima inquieta.
Le superflue lusinghe e le troppe glorificazioni rendono prigioniero l’ingenuo spirito, consegnandolo così alla glaciale mano che dapprima lo placa, poi lo spegne, e infine lo sotterra.
La nostra esistenza, come tutte le cose magnifiche, è racchiusa tra: brevi, intensi piaceri e prolungati, lancinanti dolori.
La povertà è quella mostruosa sventura che ottunde il senno della persona e consegna ciò che resta alla generosità dei cani.
Solo il comportamento morale pretende l’assoluto rispetto; perciò, lavoratrice procace, mostra al padrone quanto vale il tuo intelletto e non quanto conta il tuo corpo: eviterai molestie e ti sentirai piena di te stessa.
Sul lavoro non lasciarti mai avvincere dall’ozio, ma affaccendati sempre in qualcosa; solo così potrai essere contraccambiato due volte: dal padrone e dall’orgoglio.
Mi rammentano che ai giorni nostri il padrone non esiste più e che l’operaio s’interfaccia con il “Direttore Risorse Umane”. Beh, non c’è che dire! Farsi apprezzare non più come “Essere Umano”, ma come “Risorsa Umana” dev’essere stata una grande conquista e un bel guadagno.
Sappi, lavoratore sciocco, che non sono le tue braccia ad interessare il padrone bensì il tuo cervello.
Dio esiste! È, perciò, colpa grave offendere il proprio compagno di lavoro mentre prega, poiché il suo Altissimo è lo stesso nostro Creatore.
Ogni essere umano che, per la pacificazione del proprio simile, dona se stesso con sprezzo del pericolo, è un eroe esemplare da osannare senza eccezione; ciò va fatto sempre, a prescindere dall’ideale politico o dal credo religioso cui si appartiene.
Per scrivere frasi patetiche, non necessariamente si deve patire di cuore.
Non far seguire atti concreti alle profonde parole di conforto rivolte al fratello bisognoso è come sventolare il policromo labaro, solo per dire: “Pure io c’ero”.
Diffida del padrone, quando ti dà qualche centesimo fuori busta paga, lasciandoti credere che tu sei un collaboratore valido e indispensabile: lo fa sapendo che alla fine tu dovrai restituirglielo e per non rimetterci gli interessi, reclamerà pure la tua anima.
Il discorso vuoto sprofonda nel nulla perché è più pesante dell’aria smossa dalla lingua di chi lo ha pronunciato.
Per scrivere frasi patetiche, non necessariamente si deve patire di cuore.