Ugo Foscolo – Politica
È meno male non avere leggi, che violarle ogni giorno.
È meno male non avere leggi, che violarle ogni giorno.
Poiché sono solo contro tutti, mi è difficile diffendere la propria patria, per tanto a male in cuore decido di accettare l’esilio.
Taci, taci: – vi sono de’ giorni ch’io non posso fidarmi di me: un demone mi arde, mi agita, mi divora. Forse io mi reputo molto; ma è mi pare impossibile che la nostra patria sia così conculcata mentre ci resta ancora una vita. Che facciam noi tutti i giorni vivendo e querelandoci? Insomma non parlarmene più, ti scongiuro. Narrandomi le nostre tante miserie mi rinfacci tu forse perché io mi sto qui neghittoso? E non t’avvedi che tu mi strazi fra mille martirj? Oh! se il tiranno fosse uno solo, e i servi fossero meno stupidi, la mia mano basterebbe. Ma chi mi biasima or di viltà, m’accuserebbe allor di delitto; e il savio stesso compiangerebbe in me, anziché il consiglio del forte, il furore del forsennato. Che vuoi tu imprendere fra due potenti nazioni che nemiche giurate, feroci, eterne, si collegano soltanto per incepparci? E dove la loro forza non vale, gli uni c’ingannano con l’entusiasmo di libertà, gli altri col fanatismo di religione: e noi tutti guasti dall’antico servaggio e dalla nuova licenza, gemiamo vili schiavi, traditi, affamati, e non provocati mai né dal tradimento, né dalla fame. – Ahi, se potessi, seppellirei la mia casa, i miei più cari e me stesso per non lasciar nulla nulla che potesse inorgoglire costoro della loro onnipotenza e della mia servitù! È vi furono de’ popoli che per non obbedire à Romani ladroni del mondo, diedero all’incendio le loro case, le loro mogli, i loro figli e sé medesimi, sotterrando fra le gloriose ruine e le ceneri della loro patria la lor sacra indipendenza.
L’arte non consiste nel rappresentare cose nuove, bensì nel rappresentare con novità.
La fama degli eroi spetta un quarto alla loro audacia, due quarti alla sorte e l’altro quarto ai loro diletti.
Anche la speme, ultima dea, fugge i sepolcri.
Il dolore, in chi manca di pane, è più rassegnato.
Forse perché della fatal quïetetu sei l’imago, a me sì cara vieni, o Sera!
Non sai che santuarioAl ver nell’alma alzaiE che io del vero antistiteSempre d’esser giurai?Non sai che mercar famaDa tal canto non curo,E più dolce m’è bramaSul ver posarmi oscuro?
E canterò. NettareaDa me non cerchi ei lode,Se a lutulenta in braccioSorte tripudia e gode,E tra un’immensa schieraD’insania al carro avvintoscioglie con sua man neraA iniquitate il cinto.
E se furenti modi dal pacifico tempio voi non cacciate, e sacerdozie frodi,sarete un dì a le età misero esempio: vi guata e freme il regnator vicino se l’Istro, e anela a farne orrido scempio; e un sol Liberator dievvi il destino
Vero suonò di DavideIl pastoral concento,E a Dio piacque il veridicoSuono, e tra cento e centoL’unse à popoli ebreiRege di pace, e adorniD’illustri eventi e bèiFè dell’uom giusto i giorni.
O tu cantor di morbidiPratei, di dolci rivi,Che i verdi poggi, e gli alberiSoavemente avviviCon gli armonici versiDa fresche tinte aspersi,.
D’entusïasmo ho l’anima Albergo; e sol d’un Nume Io son cantor: degli angeli L’impenetrabil lume Circonda il mio pensiero, Ch’erto su lucid’ali, Sprezza l’invito altero De’ superbi mortali.
Sino al trono di Dio anciò mio cor gli accenti, Che in murmure tremendo Rispondono i torrenti, E dalla ferrea calma Delle notti profonde Palma battendo a palma Ogni morto risponde.
Che è mai l’uomo? il coraggio fu sempre dominatore dell’universo perché tutto è debolezza e paura.
Il Padre Eterno non paga tutti i giorni, ma a fine settimana ha pagato tutti quanti.