Fabio Privitera – Paura & Coraggio
La gente ha paura più di chiudere le vecchie ferite, che di formarne nuove. Ecco cosa le blocca dal vivere, dal darsi a qualcuno o alla vita: o il timore di nuove lacerazioni o che si rimarginino le vecchie.
La gente ha paura più di chiudere le vecchie ferite, che di formarne nuove. Ecco cosa le blocca dal vivere, dal darsi a qualcuno o alla vita: o il timore di nuove lacerazioni o che si rimarginino le vecchie.
Viviamo forse migliaia di emozioni nell’arco della nostra vita, di tante neanche ce ne rendiamo conto, ma filtrano, si innestano, crescono e fioriscono dentro di noi, dandoci modo di comprendere quest’universo di atteggiamenti che costituiscono il nostro essere, questo continuo divenire che è il moto interiore, infinito e mai quieto, della nostra anima.
Mi fanno paura quelli che si definiscono appassionati di cinema perché sanno a memoria le battute dei loro film preferiti. Chi ama il cinema ama le atmosfere, le sensazioni, le riflessioni che suscita un film. L’emozione di un pianto come di una risata. Mi fa paura chi giudica la mia passione o la mia ignoranza in base a quante battute riesco a citare o a quante date ricordo. Sono proprio una fifona.
Quando ti ritroverai a non aver più paura del futuro vorrà dire che i tuoi dolori hanno fatto si che tu trovassi la forza di affrontarlo.
L’ansia da prestazione è come il potere dello strano uomo invisibile. Se quest’uomo lo guardi non può diventare invisibile, però se nessuno lo guarda eccolo che improvvisamente diventa invisibile.
C’è che ci sono troppe cose che noi diamo per ovvie per semplice esercizio d’esorcismo, per quella paura rinnegata che non sia davvero così, e che la mancanza di quelle cose ci faccia sentire lontani da ogni possibile futuro che immaginiamo. Ed in tutto questo manchiamo di scoprire quanta sorpresa contenga l’incostanza, la distrazione, quegli attimi che rompono la quotidianità per spalancare, suggerire, far brillare un avvenire diverso e invitante, di toccare per un attimo il migliore dei futuri.
Criterio quotidiano. Ci si sbaglierà raramente, attribuendo le azioni estreme alla vanità, quelle mediocri all’abitudine e quelle meschine alla paura.