Alexandre Cuissardes – Vita
Ci sono persone che pur non essendo giocatori passano la loro vita sempre con “l’uomo nero” in mano.
Ci sono persone che pur non essendo giocatori passano la loro vita sempre con “l’uomo nero” in mano.
Non ho mai scommesso sui cavalli, ma mi è sempre piaciuto pensare alla vita come a un’ippodromo e l’amore come a una corsa. Se punti sul cavallo giusto, vinci. Il punto in verità è che non esistono cavalli vincenti, non se ne esce mai vincitori. La vita è più un’arena, come quella degli antichi romani, e noi siamo gladiatori. Combattiamo, sudiamo, soffriamo, e alla fine, chi prima, chi dopo, cadiamo tutti. E se pensate che la vera sconfitta non sia cadere, quanto più non rialzarsi, vi sbagliate di grosso: quelle sono le scelte più ovvie, e chi si rialza lo fa solo in attesa che un altro colpo venga sferrato, e cada di nuovo. La vera sconfitta la vivi quando hai tanta paura sia di cadere che di rialzarti: resti a terra, ti fingi morto, eviti ogni contatto, ogni rischio e sopravvivi. Non vivi, ma sopravvivi. Così la vita, così l’amore, quando hai sofferto tanto da aver paura di vivere e d’amare, sopravvivi.
Piuttosto che fermarsi a mezza via, val meglio non cominciare.
Il pensiero è un essere vivente, e come tale esso nasce libero. Non è qualcosa di cui ci si può appropriare indebitamente. Come ogni esplicazione dell’anima di un essere umano, porta in sé un pezzo di quell’anima, un’identità estemporanea che poi è l’unico aspetto, di quel pensiero, in cui molti altri possono rispecchiarsi.
Un popolo che non ha poteri è un popolo che non può avere doveri.
La vita è sogni che si spezzano giorno per giorno…
Sono venuta al mondo e il medico mi ha dato due schiaffi per farmi piangere, quell’urlo disperato serviva a fare capire al mio primo carnefice che ero capace di respirare, che ero “viva”! Crescendo ho preso parecchi schiaffi da mia madre, lei diceva che servivano per insegnarmi come ci si comporta, come si “vive”! Sono diventata adulta adesso gli schiaffi me li dà direttamente la vita, quella per cui sono nata, quella per cui mi hanno cresciuta. A saperlo cominciavo dalla nascita, glieli davo io due schiaffi al dottore e gli dicevo “brutto pirla rimettimi da dove mi hai tirato fuori”.