Benito Mussolini – Morte
Beffo la morte e ghigno.
Beffo la morte e ghigno.
La morte ha un amante segreto: la Vita.
Non finirebbe il mondo, ma solo ciò che significa mondo per noi. Mi rendo conto che ci lasciamo scappare le cose belle che la vita ci dona e non capiamo che l’unica cosa che non potremmo mai combattere è la morte. Tutto termina con lei, la nostra anima vagherà ancora con le nostre emozioni dentro di lei, unica cosa che resterà della nostra vita.
Non bisogna aver paura della morte ma solo della vita non goduta. Allora non ci resta che vivere… vivere quel poco che abbiamo.
Sentii ciò che sentiamo quando muore qualcuno: l’angoscia, ormai inutile, che non ci sarebbe costato niente essere stati più buoni.
Quando verrà l’ora di morire non voglio perderne neanche un attimo: si muore una volta sola.
La terra parla dalle sua fondamenta, la nuova bellezza del mondo esprime in sottofondo la lingua della morte, e non quella dell’infinito, del male, e non del bene. Verità matematica, sorda ai desideri di immortalità di una carne che resta sempre quella che è. La maledizione di Dio e degli angeli per rapirmi e macellarmi, raccontano la loro vera forma e intenzioni, o illusioni, e indirettamente un’altra verità: quello che macellano, lo spirito di una sola persona, fa brillare l’universo di nuove generazioni, uno spirito molto più grande di quello di Dio e degli angeli, che per questo non porterà mai eternità, né speranze di altri futuri.