Francesco Ficarra – Guerra & Pace
Prenderò a calci questa dannata guerra finché non avrà sanguinato pace.
Prenderò a calci questa dannata guerra finché non avrà sanguinato pace.
La dannazione di questo mondo è che ci sono troppe dita puntante, troppi nemici e troppe armi. La cura per questo mondo sarebbe trasformare tutto questo in mani tese, aiuti amici e abbracci forti.
Non si può prevenire e preparare una guerra allo stesso tempo.
Amo il futuro, perché è limpido, un foglio bianco su cui planare. Lo amo in anticipo, come una promessa, come un neonato che attende di fare la sua comparsa nel mondo. E lo sento questo futuro, e non mi spaventa, anche se ogni passo ci conduce sempre più paradossalmente verso la morte. Ma ci chiede sommesso di liberarlo di tutto il peso che si porterà addosso, asportare l’enorme neo fiorito nel concepimento, ingrossato da retaggi e cammini distorti del passato, gonfio di anni e di sbagli dell’uomo. Lasciamolo in pace questo futuro, lasciamolo respirare, libero, magari inconcludente, ma offriamogli il sacrosanto diritto di essere staccato dalle corde, quelle logore, insensate corde, intrecciate dall’umana stupidità, pronte a legarlo, a strozzarlo ancor prima del suo tempo.
La guerra è una radice del male, semina morte, miete tante vittime e il raccolto è sempre scarso.
Non credo ai conflitti di civiltà, credo alle malattie. Il fondamentalismo è una grave malattia dell’Islam come lo è stata la Santa Inquisizione per il Cristianesimo.
Perché quando vivi la guerra essa ti cattura, ti conquista in qualche assurdo e macabro modo, penetrando sotto la tua pelle, invadendo le vene e opprimendo le vie respiratorie. Tu quasi non la senti ma essa c’è sempre, li, come una bastarda compagna beffarda che ghigna al tuo sole che a stento fa capolino da sotto le macerie lunari.