Jean-Paul Malfatti – Morte
La morte né mi affascina né mi ripugna, semplicemente mi intriga e mi sfida ogni giorno di più.
La morte né mi affascina né mi ripugna, semplicemente mi intriga e mi sfida ogni giorno di più.
La meditazione della morte non insegna a morire.
Noi corriamo senza pensarci nel precipizio, dopo di esserci messi qualcosa dinanzi per impedirci di vederlo.
Se tornassi nel passato forse mi andrebbe di cambiare qualcosa, ma, nell’intimo e nell’essenza che…
A 15 anni non si dovrebbe pensare alla morte, nemmeno sfiorandola. È un’età in cui si dovrebbe pensare soltanto al divertimento, eppure un ragazzo, un compagno di tutti, è morto. Perché? Potrebbe succedere a tutti noi. Non aveva anche lui il diritto di vivere la sua vita come facciamo noi? Possa essere la sua morte un insegnamento per tutti, che ci faccia aprire gli occhi su questo splendido mondo, che troppo spesso disprezziamo.
Dopo aver visto decine di morti ammazzati, imbrattati del loro sangue che si mescola allo sporco, esalanti odori nauseabondi, guardati con curiosità o indifferenza professionale, scansati come rifiuti pericolosi o commentati da urla convulse, ne ho ricavato una sola certezza, un pensiero tanto elementare che rasenta l’idiozia: la morte fa schifo.
Non c’è buio né cecità al di là della fisicità. L’anima, una volta libera dalle schiavitù materiali, finalmente capirà che l’oscurità non è niente più di un velo immaginario creato dalla sua ignoranza e povertà di spirito.