Michele Gentile – Guerra & Pace
Io sono nessuno ma spesso è proprio nessuno che i giganti temono maggiormente.
Io sono nessuno ma spesso è proprio nessuno che i giganti temono maggiormente.
L’italiano va in guerra sperando che qualcuno lo aiuti a vincerla.
L’ammettere i propri errori è il primo passo verso la pace.
Amo il futuro, perché è limpido, un foglio bianco su cui planare. Lo amo in anticipo, come una promessa, come un neonato che attende di fare la sua comparsa nel mondo. E lo sento questo futuro, e non mi spaventa, anche se ogni passo ci conduce sempre più paradossalmente verso la morte. Ma ci chiede sommesso di liberarlo di tutto il peso che si porterà addosso, asportare l’enorme neo fiorito nel concepimento, ingrossato da retaggi e cammini distorti del passato, gonfio di anni e di sbagli dell’uomo. Lasciamolo in pace questo futuro, lasciamolo respirare, libero, magari inconcludente, ma offriamogli il sacrosanto diritto di essere staccato dalle corde, quelle logore, insensate corde, intrecciate dall’umana stupidità, pronte a legarlo, a strozzarlo ancor prima del suo tempo.
Se tutti impugnassimo una penna nessuno più imbraccerebbe un fucile.
Nessuno trova pace sottraendosi a se stesso.
Le foglie vanno a morire dove vuole il vento.