Omero – Morte
Anch’io così, se egual destino m’è preparato, giaccerà morto, ma adesso voglio aver nobil gloria.
Anch’io così, se egual destino m’è preparato, giaccerà morto, ma adesso voglio aver nobil gloria.
L’uomo non dovrebbe credere ai fantasmi, specie dei non defunti.
Muoiono le persone, non i legami forti. Anzi nemmeno le persone muoiono a meno che non le estromettiamo dal cuore.
E quando io volgo intorno lo sguardo e vedo questa camera, e gli abiti di Carlotta e le carte di Alberto, e i mobili che mi sono familiari, e perfino il calamaio, penso: “Tu immagini di esser tutto per questa casa! I tuoi amici ti apprezzano; spesso tu procuri loro la gioia e pensi che non potresti vivere senza di loro, eppure se tu te n’andassi, se tu scomparissi dalla loro cerchia? Sentirebbero, e per quanto tempo sentirebbero il vuoto che la tua perdita lascerebbe nella loro esistenza? Per quanto tempo? L’uomo è così effimero che anche lì dove più sicura è la sua esistenza, dove egli imprime l’unica vera traccia della sua presenza e cioè nel ricordo, nell’anima dei suoi amici, anche lì deve annientarsi e sparire, prontamente sparire!”
Nel regno eterno della morte troverai quella pace invano sospirata in questa vita di miserie e di affanno.
È bello essere citato tra Arthur Schopenhauer e Jim Morrison, tra Hermann Hesse e Victor Hugo. C’è un piccolo problema… sono tutti morti! Devo capire qualcosa?
Nella vita mai nessuno si è suicidato ma è stato suicidato.