Alexandre Cuissardes – Paradiso & Inferno
Forse dal paradiso è in corso una grossa campagna acquisti, se ne vanno tanti dei migliori e ne restano in terra troppi dei peggiori.
Forse dal paradiso è in corso una grossa campagna acquisti, se ne vanno tanti dei migliori e ne restano in terra troppi dei peggiori.
Quando creò l’universo nostro signore fece tutto in modo perfetto, anzi no, il giorno in cui aveva deciso di riposare staccò tutti gli interruttori che generavano le varie creazioni, gli animali, gli alberi, le persone. Purtroppo quel giorno dimenticò un interruttore acceso, e mentre lui era assente venne generata la classe politica italiana, con i risultati che vediamo.
C’è un esperimento per il quale tutti ci offriremmo volentieri come cavie, quello di provare se i miracoli esistono.
Il bene è l’arma più efficace per sconfiggere il male.
L’Inferno inizia quando il bene sprofonda negli abissi.Il Paradiso inizia quando viene debellato il male.Il Paradiso e l’Inferno non sono solo nell’aldilà.Sono presenti anche su questa terra:sono la conseguenza dei riflessi del nostro cuore.
La strada per sperare di andare in Paradiso? Per me ce n’è una sola: quella che sfiora l’Inferno.
Semplice è la via per il lato oscuro.
Non c’è cancro peggiore dell’uomo.
L’inferno è vuoto… tutti i diavoli stanno qui.
Avendo… fede di uccidere il serpente, il ragno si uccide con le proprie mani, credendo di uccidere il ragno, il serpente si uccide con le proprie mani, mangiandosi, per sopravvivere, o… piuttosto per diventare bello come se stesso. Entrambi, bianco e nero, appartengono al Tao, la rappresentazione di tutta la realtà che ci circonda e ci imprigiona, ed è il serpente (il ragno), ossia… Dio, che è sempre Satana, che sembra avere intenzione di consegnare il Cosmo al Nulla, all’estinzione, per sostenere e costruire copie del suo Messaggero, e il “paradiso” in terra. Sopravvivenza o piuttosto assassinio e, di rimando, imprevisto, anche suicidio?
Prego Iddio e Satana di accettare la mia anima.Nei crepacci infuocati dell’Inferno o nello splendore del Paradiso, non fa differenza.Ma vi scongiuro… Non in purgatorio… Non tra i “moderati”!
Da lassù dove il tempo diventa eternità. In un attimo l’unione di ogni spirito.
Solo colui che è rimasto irrimediabilmente ustionato dalle fiamme dell’Inferno, potrà comprendere appieno le meraviglie del Paradiso.
Il Paradiso lo riceviamo in dono alla nascita, ignoriamo di averlo tutta la vita, lo pretendiamo alla morte.
In amore come nella vita ci sono persone nate per strisciare negli abissi e altre per vivere tra le alte vette, ma solo chi tocca il fondo comprende a pieno la sua vera natura.
Chiedere ad un politico se conosce la costituzione è come chiedere ad una suora se conosce i Led Zeppelin.
Quando siamo bambini l’inferno non è altro che il nome del diavolo sulla bocca dei nostri genitori. Poi questa nozione si complica, e allora ci rigiriamo nel letto nelle interminabili notti dell’adolescenza, cercando di spegnere le fiamme che ci bruciano, le fiamme dell’immaginazione. Più tardi, quando non ci guardiamo più allo specchio perché i nostri volti cominciano ad assomigliare a quello del diavolo, la nozione dell’inferno si trasforma in un piumone intellettuale e allora, per sottrarci a tanta angoscia, ci mettiamo a descriverlo. Giunti alla vecchiaia l’inferno è così alla portata di mano che l’accettiamo come un male necessario e lasciamo persino scorgere la nostra ansia di patirlo. Ancora più tardi, e adesso sì che siamo tra le sue fiamme, mentre bruciamo cominciamo a intuire che forse potremmo acclimatarci. Passati mille anni un diavolo ci chiede, con aria di circostanza, se soffriamo ancora; gli rispondiamo che l’abitudine ha una parte ben maggiore della sofferenza. Alla fine arriva il giorno in cui potremmo abbandonare l’inferno, ma rifiutiamo fermamente tale offerta. Chi rinuncia infatti a una cara abitudine?