Silvana Tringali – Stati d’Animo
Non voglio parole che volano al vento. Voglio l’emozioni dei sentimenti, che come un volo di farfalle entrano nel mio cuore.
Non voglio parole che volano al vento. Voglio l’emozioni dei sentimenti, che come un volo di farfalle entrano nel mio cuore.
Ci sono dei giorni “stronzi” da incubo che vorresti poter cancellare dal calendario dei ricordi, strapparli dalle pagine della tua vita. Sono quei maledetti giorni che ti hanno tolto il respiro, fracassato la tua anima e fatto a pezzo i tuoi sogni… e per quanto la tua anima urli pietà, la pietà non ti viene concessa. I ricordi si prendono possesso di te, come un’ombra ti seguono rendendo la tua giornata un inferno.
Tu devi avere la mente impegnata altrove per riuscire ad estirpare la nostalgia che hai di lui, il desiderio di vederlo; devi uccidere la voglia che hai di lui a costo di far morire il cuore, il tuo stomaco non sarà più in subbuglio, la disperazione lascerà il posto alla serenità; finché non ti compare dinanzi ai tuoi occhi una cosa stupenda che ti prende per mano e ti dice: vivimi si felice perché io sono la vita.
Donami luce in questo mondo avvolto dalle tenebre.
Sento un vuotoed io so cos’èmi bruciano gli occhie i miei pensieri son debolinon mi aiutano come succede di solitoSento il tempo che passae capisco che insieme a luisto passando anch’ioe mi chiedoma tu ci sei, esistioppure non potrò scoprirlo maie rimarrà in meunicamentel’illusione di un sogno da ragazzo.
Voler bene a qualcuno non vuol dire dargli il diritto di ferirti.
Faccio opera di nascondimento e di diminuzione. Una matematica che mi sottrae, ripartendomi le logiche. Quando mi sono ritrovata a moltiplicare le basi della mia realtà per le altezze dei miei sogni e il risultato è stato dividermi per due, tra ciò che restava dell’infranto e ciò che mi lasciava definitivamente. Geometrie che perdevano la mia stessa figura su piani irregolari, e solidi a costruire palizzate insormontabili. Non mi piace chiedere. Non oso chiedere. Ricerco parole che mi facciano perimetro di protezione e recinti spinati per non far entrare più nessuno. Mi affronto a testa bassa come se mi giungessi da fuori e ci fosse da temere. Divento preda. Sono arma. Mi sarei salvata se non avessi sparato. Non è come penso. È come sento.