Stephenie Meyer – Libri
Evidentemente, chi è immortale impara a essere paziente.
Evidentemente, chi è immortale impara a essere paziente.
Ora che ti ho perso, so di aver perso tutto. Malgrado ciò, non posso permettere che tu scompaia dalla mia vita e mi dimentichi senza sapere che non ti serbo rancore, che fin dall’inizio sentivo che ti avrei perso e che tu non avresti mai visto in me quello che io vedevo in te.Voglio che tu sappia che ti ho amato fin dal primo giorno e che continuo ad amarti, ora più che mai, anche se non voi sentirtelo dire.Mentre ti scrivo, ti immagino su quel treno, con il tuo bagaglio di sogni e col cuore spezzato, in fuga da tutti noi e da te stesso. Sono tante le cose che non posso raccontarti, Juliàn.Cose che entrambi ignoravamo e di cui è meglio che tu rimanga all’oscuro. Il mio desiderio più grande è che tu sia felice, Juliàn, che tutto ciò a cui aspiri diventi realtà e che, anche se mi dimenticherai, un giorno ti possa comprendere quanto ti ho amato.Per sempre tua,Penélope.
Ti conosco così bene che ognuna delle tue reazioni l’ho prevista e poi l’ho vista fastidiosamente capitare.
La felicità che sentii mentre sedeva accanto a me non aveva precedenti. Per quanto mi divertisse l’amore e la compagnia della mia famiglia, nonostante i vari divertimenti e distrazioni che il mondo aveva da offrire, non ero mai stato così felice. Anche sapendo che era sbagliato, che non sarebbe potuto finire bene, non riuscivo a trattenere a lungo un sorriso dal mio volto.
La baciò come se gli appartenesse, come se fosse una parte di lui perduta da tanto tempo, che alla fine riusciva ad avere.
La gente sarebbe capace di raccontare qualsiasi bugia, la più enorme menzogna, pur di farti credere che conosce la verità.
Guardo la finestra dell’aula di mia figlia e provo una sconfinata, improvvisa tenerezza. Dietro quella finestra c’è lei, con le sue cosine nuove che odorano di nuovo, in mezzo a compagni e compagne inconsapevoli, a lottare. Magari nemmeno se ne accorge ma sta lottando con tutte le sue forze, per rimanere se stessa, per rimanere bambina, per salvarsi. E deve farlo da sola. Oh, penso, se qualcosa le desse l’ispirazione di guardare fuori dalla finestra: un uccellino che si posa sul davanzale, un rumore improvviso, o anche solo il mio muto richiamo di animale a testa in su, il grido del sangue che sento pulsare violentemente, ora, nel petto, in gola, nelle tempie, come quando si sta per svenire: “Dài, stellina, smetti di stare attenta, distraiti, alzati, vai alla finestra, guarda fuori, guarda giù…”.