Stephenie Meyer – Libri
Evidentemente, chi è immortale impara a essere paziente.
Evidentemente, chi è immortale impara a essere paziente.
Pensavo ai rifiuti, alla plastica che sventolava tra i rami, alla linea di strane cose intrappolate lungo il reticolato, e allora chiusi quasi gli occhi e immaginai che quello fosse il punto dove tutto ciò che avevo perduto dagli anni dell’infanzia era stato gettato a riva; adesso mi trovavo lì, e se avessi aspettato abbastanza, una minuscola figura sarebbe apparsa all’orizzonte in fondo al campo, e a poco a poco sarebbe diventata più grande, finché non mi fossi resa conto che era Tommy, e lui mi avrebbe fatto un cenno di saluto con la mano, forse mi avrebbe chiamata. La fantasia non andò mai al di là di questa immagine – non glielo permisi – e sebbene le lacrime mi rotolassero lungo le guance, non singhiozzavo né mi sentivo disperata.
Quand si fece ancora più vicino e posò le labbra ghiacciate sulle mie, la testa…
L’ispettore ha detto che sono libero. Lo sono adesso, e lo ero in prigione, perchè la libertà è sempre stata la cosa che più desidero e rispetto a questo mondo. È vero che questo mi ha portato a bere vini che non mi sono piaciuti, a compiere azioni che non avrei dovuto fare e che non rifarò, ad avere sul corpo e nell’anima moltissime cicatrici, a ferire qualcuno – a cui ho finito per chiedere perdono, in un’epoca durante la quale mi rendevo conto di poter fare tutto, tranne che forzare un’altra persona a seguirmi nella mia follia, nella mia sete di vivere. Non mi pento dei momenti in cui ho sofferto, porto su di me le cicatrici come se fossero medaglie, so che la libertà ha un prezzo alto, alto quanto quello della schiavitù. L’unica differenza è che si paga con piacere, e con un sorriso – anche quando quel sorriso è bagnato dalle lacrime.
La letteratura non deve limitarsi ad elogiare i potenti ed a consolare i perdenti.
Se volete fare gli scrittori, ci sono due esercizi fondamentali: leggere e scrivere molto. Non conosco stratagemmi per aggirare queste realtà, non conosco scorciatoie.
Ti amo. Anche se non ci sei, se non puoi sentirmi. Ti amo.
Pensavo ai rifiuti, alla plastica che sventolava tra i rami, alla linea di strane cose intrappolate lungo il reticolato, e allora chiusi quasi gli occhi e immaginai che quello fosse il punto dove tutto ciò che avevo perduto dagli anni dell’infanzia era stato gettato a riva; adesso mi trovavo lì, e se avessi aspettato abbastanza, una minuscola figura sarebbe apparsa all’orizzonte in fondo al campo, e a poco a poco sarebbe diventata più grande, finché non mi fossi resa conto che era Tommy, e lui mi avrebbe fatto un cenno di saluto con la mano, forse mi avrebbe chiamata. La fantasia non andò mai al di là di questa immagine – non glielo permisi – e sebbene le lacrime mi rotolassero lungo le guance, non singhiozzavo né mi sentivo disperata.
Quand si fece ancora più vicino e posò le labbra ghiacciate sulle mie, la testa…
L’ispettore ha detto che sono libero. Lo sono adesso, e lo ero in prigione, perchè la libertà è sempre stata la cosa che più desidero e rispetto a questo mondo. È vero che questo mi ha portato a bere vini che non mi sono piaciuti, a compiere azioni che non avrei dovuto fare e che non rifarò, ad avere sul corpo e nell’anima moltissime cicatrici, a ferire qualcuno – a cui ho finito per chiedere perdono, in un’epoca durante la quale mi rendevo conto di poter fare tutto, tranne che forzare un’altra persona a seguirmi nella mia follia, nella mia sete di vivere. Non mi pento dei momenti in cui ho sofferto, porto su di me le cicatrici come se fossero medaglie, so che la libertà ha un prezzo alto, alto quanto quello della schiavitù. L’unica differenza è che si paga con piacere, e con un sorriso – anche quando quel sorriso è bagnato dalle lacrime.
La letteratura non deve limitarsi ad elogiare i potenti ed a consolare i perdenti.
Se volete fare gli scrittori, ci sono due esercizi fondamentali: leggere e scrivere molto. Non conosco stratagemmi per aggirare queste realtà, non conosco scorciatoie.
Ti amo. Anche se non ci sei, se non puoi sentirmi. Ti amo.
Pensavo ai rifiuti, alla plastica che sventolava tra i rami, alla linea di strane cose intrappolate lungo il reticolato, e allora chiusi quasi gli occhi e immaginai che quello fosse il punto dove tutto ciò che avevo perduto dagli anni dell’infanzia era stato gettato a riva; adesso mi trovavo lì, e se avessi aspettato abbastanza, una minuscola figura sarebbe apparsa all’orizzonte in fondo al campo, e a poco a poco sarebbe diventata più grande, finché non mi fossi resa conto che era Tommy, e lui mi avrebbe fatto un cenno di saluto con la mano, forse mi avrebbe chiamata. La fantasia non andò mai al di là di questa immagine – non glielo permisi – e sebbene le lacrime mi rotolassero lungo le guance, non singhiozzavo né mi sentivo disperata.
Quand si fece ancora più vicino e posò le labbra ghiacciate sulle mie, la testa…
L’ispettore ha detto che sono libero. Lo sono adesso, e lo ero in prigione, perchè la libertà è sempre stata la cosa che più desidero e rispetto a questo mondo. È vero che questo mi ha portato a bere vini che non mi sono piaciuti, a compiere azioni che non avrei dovuto fare e che non rifarò, ad avere sul corpo e nell’anima moltissime cicatrici, a ferire qualcuno – a cui ho finito per chiedere perdono, in un’epoca durante la quale mi rendevo conto di poter fare tutto, tranne che forzare un’altra persona a seguirmi nella mia follia, nella mia sete di vivere. Non mi pento dei momenti in cui ho sofferto, porto su di me le cicatrici come se fossero medaglie, so che la libertà ha un prezzo alto, alto quanto quello della schiavitù. L’unica differenza è che si paga con piacere, e con un sorriso – anche quando quel sorriso è bagnato dalle lacrime.
La letteratura non deve limitarsi ad elogiare i potenti ed a consolare i perdenti.
Se volete fare gli scrittori, ci sono due esercizi fondamentali: leggere e scrivere molto. Non conosco stratagemmi per aggirare queste realtà, non conosco scorciatoie.
Ti amo. Anche se non ci sei, se non puoi sentirmi. Ti amo.