Alexandre Cuissardes – Vita
Vivo nel passato, nel presente ci sono soltanto per scrivere di un futuro che non c’è.
Vivo nel passato, nel presente ci sono soltanto per scrivere di un futuro che non c’è.
Già si accettano male le sconfitte subite da chi è più forte, figurarsi quelle quasi quotidiane subite da chi è peggiore di noi.
Ogni giorno è un giorno regalato ma è un regalo che sa di beffa.
È vero che la vita delle persone è sacra, ma a volte vengono costrette a vivere così male che forse preferirebbero una fine veloce e dignitosa.
Il meglio del paese lo troviamo nelle discariche, in tanti anni è stato tutto gettato via.
Chi nasce per bene muore spesso per male.
Anche una bella vittoria, se arriva dopo il tempo massimo, non vale più niente.
Quando hai smesso di urlare di rabbia con i tanti in piazza e torni ad essere solo, urli ancora ma non è più rabbia, è disperazione.
Che potevamo essere una bella famiglia ce ne accorgiamo spesso quando non possiamo più dire che “siamo una bella famiglia”.
Dalle prigioni dello stato si evade con la corda, dalla prigione che è dentro di noi si evade con la fantasia.
Siamo gli inermi in armi potenti attenti, sorprese in vista è pronta la lista.
Se la fortuna bacia in fronte la sfortuna invece morde, e forte, in faccia.
È da molto che sto rincorrendo me stesso, ma andiamo entrambi molto piano.
Difficile che le parole, per quanto forti possano essere, sfondino porte ben protette ed orecchie troppo dure ed interessate a non sentire.
Ogni categoria mette avanti i suoi uomini migliori, gli eroi. Le mele marce, i fannulloni, i corrotti, sono argomento tabù. Gli eroi ci sono, ma sono sempre uno, anche se moltiplicati per dieci cento o mille, e rappresentano se stessi, il loro valore, prima ancora che la categoria di appartenenza.
Forse il vero unico paradiso è quello che vivi sdraiato, a letto con la persona che ami, se nel frattempo non ti ha lasciato causa troppi problemi quotidiani.
Tutto deriva da questo. Perché a me, perché io, perché.