Angela Cicolari – Religione
Penso che un cattivo maestro, o un cattivo discepolo, non sia quello che non segue gli insegnamenti di altri, ma quello che non segue nemmeno i propri.
Penso che un cattivo maestro, o un cattivo discepolo, non sia quello che non segue gli insegnamenti di altri, ma quello che non segue nemmeno i propri.
L’abuso di potere più grande che Dio potrebbe attuare è cercare di trasformare qualcun altro in quello che è suo Figlio, e viceversa. Questo significa stuprare la Natura, quindi distruggerla. Non sente la Terra e le galassie scricchiolare?
È interessante la politica divina. Sta massacrando il Mondo, la terra, e lo spazio, che è la sua creatura, dove ci vivono pure lui e i suoi figli, e crede che lo sta facendo a me. Mah.
Perché si è perduto il paradiso? L’uomo mangiando ciò che non doveva, ha cominciato a pensare di essere diventato, grazie a questo cibo, superiore al suo creatore, più arguto, più capace, più fortunato, più dotato. Ha cominciato a fare lui il casting della vita, sulla scia di quello che aveva già trovato pronto, prendendosi pure quello come frutto dei suoi talenti, distribuendolo tra i figli. Ma mi chiedo, se qualcosa di simile capitasse anche al creatore, diventerebbe tutto un circolo vizioso?
Non si può essere giusti solo con quelli che si amano. Anzi, si può, solo che non conviene mai. Più grandi sono il potere e l’autorità che lo fanno, più grande è la catastrofe che ne consegue.
Intelligenza, muscoli, cuore e amore, diventano nocivi e pericolosi se si estraggono dall’essere come spirito, per potersene vestire e goderne in questo potere.
Se Dio vuole estrarre e suggere da me energia, insieme alla bellezza, per raddoppiare quella del suo universo, incrementare l’eredità per il messia, per i suoi figli e per gli angeli, ha una gran bella faccia tosta a piagnucolarmi nelle orecchie per le conseguenze che la sua disonestà, parzialità e avidità hanno attivato.
Grazie al cielo e alla natura, non ho il dono dell’ubiquità.
Per prendersi le code ai gatti, ne manda parecchia di gente all’inferno. Chi di canna ferisce, di canna perisce e magari va a fare compagnia al cane di Hitler.
Dio e il diavolo sono una dualità, metaforicamente, ma non troppo, come in un computer lo zero e l’uno creano un’insieme finito di immagini, parole e programmi. Eppure, adesso, è quello che dalle mie parti si definirebbe un “bauco”. Si potrebbe quindi anche usare il plurale “bauchi”.
Mi basta sapere che Dio scoprirà con amarezza e risentimento, sulla soglia della perdizione, che avere non è uguale ad essere, che il cuore, la bellezza, l’intelligenza, non sono buoni al portatore. Questa è una certezza. La sicurezza che deriva dalle leggi matematiche e fisiche è inequivocabile e ferma. La sicurezza che deriva dalle ambizioni sproporzionate alla validità e onestà della propria giustizia, dal credersi onnipotenti e poter fare quello che si vuole per raggiungere il potere, è illusoria e vana.
San Pietro, San Pietro, sei sicuro di sapere cosa apre quella chiave?
Se l’Onnipotente vuole davvero capire e analizzare onestamente chi è e chi sarà il vero artefice della condanna all’inferno della creazione, e sua, immetta di nuovo la merda degli angeli con la penetrazione siringale a distanza dentro quello che è sicuro sia “il male”. Poi osservi obiettivamente quali sono le conseguenze, partite dalla sua sola volontà, e quanto tempo passa tra causa ed effetti sul Mondo, se poi sarà ancora sicuro di essere Lui “il bene”. Questa volta glielo chiedo io.
Se è Dio ad insultare lo spirito si può autoperdonare?
Quando si agisce per odio e avidità dall’alto di una posizione privilegiata di un certo potere, per reazione quel potere è già alla sua fine, perché è spiegato e rivelato alle leggi della creazione. Parlo dei servi e angeli di Dio, suo specchio in cui, sull’orlo della rovina che non potrà evitare e riparare in nessun luogo e in nessun tempo, si riconoscerà per quello che è.
Dio è finito, già dalla prima volta che ha osato alzare la sua mano contro di me. Ed è finito due volte, perché è davvero convinto di non esserlo, o di poterlo evitare.
Nessun Dio può permettersi il senno di poi.