Giovanni Papini – Vita
Il mare non bacia le sponde ma le schiaffeggia o le rode; dalle rive si staccano ad ogni istante vapori e velieri, carichi d’uomini che muovono alla conquista della vita e del mondo.
Il mare non bacia le sponde ma le schiaffeggia o le rode; dalle rive si staccano ad ogni istante vapori e velieri, carichi d’uomini che muovono alla conquista della vita e del mondo.
L’uomo, fra tutti gli esseri che sono in terra, è il solo che si sforzi d’imitare il suo padre antico, che tenti di tornare, nei suoi più vivi ed alti momenti, allo stato del sole o almeno di assomigliarsi a lui.
I giorni di settembre sono, fino all’ultimo meriggio, ariose e melodiose strofe classiche che all’avvicinarsi della notte diventano troppo buiosamente romantiche.
Un delitto è punito quando è piccolo, ma è lodato e premiato quando è grande.
Aforisma: una verità detta in poche parole però detta in modo da stupire più di una menzogna.
L’uomo non è che un quadrupede riottoso e maligno che, a forza di superbia, riesce a star ritto sulle zampe di dietro.
Si può entrare nel regno di Dio anche dal nero portale del peccato.
Dio è ateo.
Quando il diavolo di Goethe dice: “se non mi fossi riservata la fiamma non avrei nulla per me” mentisce come sempre. Neppure la fiamma appartiene all’eterno Diseredato. Come Dio s’è riservato, tra i giorni, quello del riposo e tra i liquori della vita il sangue Egli ha preso per sé, tra gli elementi, l’amorosa tremendità del fuoco.
L’inferno non è che il paradiso capovolto.
Se gli scrittori non leggessero e i lettori non scrivessero, le cose nella letteratura andrebbero straordinariamente meglio.
L’imbecillità dei filosofi “profondi” è così immensa che è superata soltanto dall’infinita misericordia di Dio.
Tùndalo, filosofo impossibilista, scandagliava un giorno il suo viso nella specchiera di una locanda e diceva fra sé: “Vedo due sopraccigli, due occhi, due narici, e due orecchi. Perché mai Dio ci ha dato una sola bocca? Eppure io penso che ci vorrebbe una bocca per divorare, per mordere, per vomitare e per urlare e un’altra bocca per sorridere, per baciare e per cantare”.
Nel più nobile mondo eroico dell’antichità non c’è posto per l’amore che distrugge l’odio e piglia il posto dell’odio, per l’amore più forte della forza dell’odio, più ardente, più implacabile, più fedele; per l’amore che non è oblio del male ma amore del male – perché il male è una sventura per chi lo commette più che per noi – non c’è posto per l’amore dei nemici. Di questo amore nessuno parlò prima di Gesù: nessuno di quelli che parlarono d’amore. Non si conobbe quest’amore fino al Discorso sulla montagna.
Se è vero che in ogni amico v’è un nemico che sonnecchia, non potrebbe darsi che in ogni nemico vi sia un amico che aspetta la sua ora?
Tutto ciò che è davvero desiderabile è per gli uomini impossibile; tutto ciò che è possibile abbassa o delude, cioè non è desiderabile.
Nel più nobile mondo eroico dell’antichità non c’è posto per l’amore che distrugge l’odio e…