Marco Alberici – Antichi aforismi
Regolare l’avvenire su ciò che oggi pare che ci convenga è un’azzardare d’esser sempre infelici; mentre è un supporre che noi possiamo essere sempre gli stessi, quando è pur certo che ci cangiamo continuamente.
Regolare l’avvenire su ciò che oggi pare che ci convenga è un’azzardare d’esser sempre infelici; mentre è un supporre che noi possiamo essere sempre gli stessi, quando è pur certo che ci cangiamo continuamente.
Pochi principi sono così saggi da preferire la sincerità, che loro dispiace, alla furberia, che li solletica.
Per far servire i bisogni della natura alla propria felicità il gran segreto è di non soddisfarli pienamente, ma di lasciar sempre qualche cosa a desiderare.
Il vero oggetto della pubblica e privata educazione si quello di rendere gli uomini migliori per renderli più felici.
Educare bene una nazione non importa niente meno, e gettare i veri fondamenti della sua grandezza, e della sua gloria.
Non è tanto nostro amico chi compiange le nostre disgrazie, quando chi non invidia le nostre fortune.
Piacerà sempre poco agli altri ci piace troppo se stesso.
La sagacità della mente è il maggior dono che ricever possa un uomo del Cielo.
Gli uomini prudenti sono piuttosto fatti per non incontrare dei disgusti, che per aver dei piaceri.
Governar con saviezza, protegger la religione, far regnare la giustizia, incoraggire le scienze e le arti, procurava la pace e l’abbondanza, ecco l’idea d’un eroe, d’un principe degno di comandare sulla terra.
Una delle prime cagioni dell’infelicità degli uomini è che pochi si trovano nel sito che loro conviene, e che quasi niuno sa adattarsi a quello in cui la sorte lo ha collocato.
La prima impressione che ha ricevuto ogni uomo dalla natura, e la sola che non l’abbandona, è il desiderio della propria felicità.
È la noia un sentimento proprio dell’uomo socievole (ignota affatto al selvaggio) di cui la sola occupazione può liberarlo, o almeno alleggerire i suoi colpi.
Quelle eroiche virtù, che tanto segnalarono gli antichi greci e romani, non erano che un frutto di quelle massime colle quali venivamo educati.
I beni e i mali della vita umana riescono grandi e piccoli secondo che piace alla nostra fantasia di rappresentargli.
Una vecchiaia immatura ed inquieta è la pena di chi ha passata una gioventù sregolata e voluttuosa.
Chi sa occuparsi a un ripiego sicuro contro la noia, quel sentimento molesto che ci avvilisce ai nostri occhi, e che avvelena il piacer della vita.