Samuele Bersani – Uomini & Donne
C’è un quaderno che nascondo ma non ho mai scritto cosa sei per me, perché è facile: tu mi leggi dentro, io no.
C’è un quaderno che nascondo ma non ho mai scritto cosa sei per me, perché è facile: tu mi leggi dentro, io no.
C’è poca pioggia e sto aspettando un fuoco, una scintilla che mi accenda nella cenere, un’alba in questo buio cieco, sulla tua pelle ritornare ancora a scrivere.
C’è troppa pioggia e sto perdendo quota, attraversando vuoti d’aria tra le nuvole, se piango in acqua non si nota e in mezzo agli altri si consiglia di sorridere.
Siamo le campagne vuote per dei trattori senza ruote, distese di maglie da calcio sotto un cielo blu cobalto, io non ho mai rubato niente al mercato o in gioielleria, nel mio paese avevo un posto in polizia.
Siamo fiamme dell’inferno a riscaldare il nostro inverno di materassi a petrolio chiusi in tre in un capannone con un ennesimo coraggio nella pancia che a marzo nascerà? su un motoscafo bianco prima dell’alba.
Come appiccica la colla dietro le fotografie, non si stacca e se la strappi viene via il primo strato soltanto della nostalgia.
Non c’è nemmeno necessità di effetti speciali in questa città perché c’è già abbastanza agitazione e panico da vincere un Oscar.
Davanti c’è una lunga fila di ricordi, materiali riciclati da non scoperchiare, ti fanno scendere i rimpianti prima dei rimorsi e li ritrovi perché li hai nascosti male. Davanti c’è una lunga fila di ricordi, certi legni ritornati in riva al mare, promemoria che diventano capelli bianchi e costringono gli astemi a sbicchierare.
Ho calcolato col pallottoliere tutte le ansie che in un giorno riempiono il bicchiere fino all’orlo ma poi la bocca le beve.
… Come i sogni che farai, o prenderai a noleggioquando ti addormenterai… con le scarpe sul letto.Cadono le stelle e sono cieco, e dove cadono non socercherò, proverò, davvero… ad avere sempre su di meil profumo delle mani, riuscire a fare sogni tridimensionalinon chiedere mai niente al Mondo ho solo tecome una cosa che non c’è, cercando dappertutto, anche in me.Ti vedo… ti vedo.
Non lo sai che alcuni sogni da sveglio non li ricordi, quando apri di colpo gli occhi si sono già diradati, apparentemente bruciati, e invece rimangono sospesi in un angolo insieme al respiro notturno di chi si è alzato.
Le mie parole sono sassi precisi aguzzi pronti da scagliare su facce vulnerabili e indifese, sono nuvole sospese gonfie di sottintesi che accendono negli occhi infinite attese, sono gocce preziose indimenticate a lungo spasimate e poi centellinate, sono frecce infuocate che il vento o la fortuna sanno indirizzare.
Non dimentico che una notte dal letto son caduto e nel sogno io stavo volando da orizzonte a orizzonte mantenuto da un vento e da un coraggio che a terra finora non ho avuto.
Quindi figlio unico giocavo a palla da solo contro il muro e qualche volta paravo, avevo anche una mania: provavo a sentirmi sempre libero.
Felicità, improvvisa vertigine, illusione ottica, occasione da prendere, parcheggiala senza frecce o triangolo, tutti dormono già e si è spento il semaforo. Ieri a te, oggi io sono il prossimo, quanto durerà, io lo chiedo agli altri ma si vede che c’era un filo invisibile, se n’è andata via, resta la scenografia.
Fai una chiave doppia della stessa porta per qualunque cosa storta si presenterà, dopo aver comprato dei lucchetti nuovi per la tua finestra puoi partire io sto qua. A giocare tra le sponde con le pozzanghere profonde buttando l’amo nell’acquario della mia fantasia.
Se vuoi ragione hai ragione a proseguire con il tuo istinto, ma non cambiare direzione, vai avanti sempre dritto.