Scyna Suffiotti – Viaggi e vacanze
Lei era una viaggiatrice, anche quando sembrava assorta, ferma seduta nella sua sedia, lei viaggiava.
Lei era una viaggiatrice, anche quando sembrava assorta, ferma seduta nella sua sedia, lei viaggiava.
Per essere desiderata non devi spogliarti lentamente, ma devi raccontarti lentamente.
Un uomo è quel che i suoi occhi raccontano al suo cuore e quel che il cuore racconta alla sua mente.
Ci sono quei giorni dove tutto è pesante, come se avessi sabbia nel cuore.
Le lacrime più amare sono quelle che non hai saputo versare.
A volte mi capita di scriverti e le parole diventano un nastro, un leggero nastro che si solleva per giungere fino a te e per un attimo, un solo attimo, questo ci unisce.
Lei era una viaggiatrice, anche quando sembrava assorta, ferma seduta nella sua sedia, lei viaggiava.
Ho una borsa piena di passi nell’ignoto.
Le donne della mia isola hanno occhi di ossidiana profondi e magici, i loro capelli morbidi e corposi sono come piume di poiana che al sole estivo risplendono come fili di rame ed ottone, il loro corpo è sinuoso caramello. A loro la mia isola le ha fatte con la pancia e con il cuore, mentre a me disse alla mia nascita: ti darò il mare negli occhi e del mare porterai la sua calma smeraldina come il grigio indaco della sua furia, sarai chiara come le nuvole d’aprile e avrai i suoni dei miei animali nella tua mente, ti donerò i miei venti e le ginestre selvatiche che profumano le scogliere, ti porgerò gioie ma come è per me non ti solleverò dal dolore né dai dispiaceri. Ed è in questo istante che la voce di mia madre si fuse con la voce della mia terra.
Le lacrime più amare sono quelle che non hai saputo versare.
Nessuno sa dove vivono i sogni, perché arrivano da soli, come se avessero sempre alloggiato al tuo fianco.
I mie silenzi mal contengono l’impeto dei miei pensieri.
Il mio Dio è arrivato scalzo: aveva i piedi di un fanciullo e gli occhi fragili di una madre che aveva pianto, guardava oltre, senza dirmi una parola; profumava di mare e ad ogni mia richiesta mi rispondeva con un sorriso. Un giorno chiesi al mio Dio: dove ti posso pregare? E lui mi rispose: ho bisogno di piccoli gesti, ho bisogno che tu cammini su di me leggera e ti accorga che la mia chiesa è la volta celeste i miei altari sono montagne di boschi, gli animali i miei angeli. Tu stai vivendo in me ed io in te. Non ho bisogno di parole. Ho bisogno di silenzi d’amore.
Vorrei confondermi tra i petali dei fiori, lentamente cambiare colori e smarrirmi tra i loro profumi.
Ogni bimbo porta con se un arcobaleno, parte dal cuore ed esce verso il cielo con un sorriso. I bambini sono le nostre pentole del tesoro.
Siamo stazioni, aeroporti e porti immensi, dove il via vai delle persone si interseca, staziona e passa nella nostra vita; noi a nostra volta viaggiamo e ci fermiamo in altri posti. Succede a volte di non esserci per qualcuno o qualcosa di veramente importante, il destino passa per caso da noi, ma non sempre si trattiene abbastanza per aspettare il nostro rientro.
Tutte le opere d’arte quando nascono non sanno di esserlo.