Stefano Gentilini – Libertà
Chi è schiavo del pregiudizio, non saprà mai cosa significa guardarsi dentro e scoprire l’unica via per la libertà.
Chi è schiavo del pregiudizio, non saprà mai cosa significa guardarsi dentro e scoprire l’unica via per la libertà.
E c’è chi dice di far la guerra per la pace, gli odori che non sentiamo mai, il silenzio che non ascoltiamo mai. E poi le marce sopra i fiori e le nostre prigioni che sono dentro di noi. E poi gli sguardi negati che ti fanno naufragare, chi si accorge di chi non c’è più e chi si accorge, di chi non c’è ancora. E poi la verità che gira lontano, chi viene stretto e, chi si stringe da solo. E poi c’è chi piange alla vita che sta per arrivare e, chi sorride alla vita, che se ne va.
Facciamo guerre per arrivare alla pace e non ci rendiamo conto che la guerra non è altro che un periodo di tregua, tra una pace e l’altra.
Spesso accade che più cresciamo e più moriamo sempre più di una terribile realtà, allontanando i sogni. Ma i sogni da dove arrivano, come fanno a trovarci? Gli anni, il tempo sono solamente padroni a cui noi abbiamo dato le chiavi della nostra libertà.
Nella normalità, non c’è nulla di eccezionale.
Nessuno può sapere quello che hai dentro, quindi la gente che ti giudica teme di vedere qualcosa che fa parte di loro stessi.
Chi riesce a vedere ancora i colori che circondano le persone in questo mondo, è solo perché ha imparato a chiudere gli occhi.
Le persone non cambiano, diventano solamente ciò che consciamente nascoste o inconsciamente, sono sempre state.
Chissà se sono le cose che cambiando cambiano noi oppure se siamo noi, cambiando, a cambiare le cose.
Io non accetto consigli, perché sono capace benissimo di sbagliare da solo.
Quando un silenzio incomincia a fare più male delle parole, credo che si sia raggiunto un inizio, una consapevolezza tale che si smette di sentire tutto il rumore che c’è intorno e si inizia ad ascoltare l’inevitabile. Si inizia forse ad ascoltare il destino, il futuro che viaggia verso di noi, nonostante tutto.
La vera libertà, non è altro che prendere possesso di noi stessi.
L’anima è un’inconsistente forma espressa da uno sguardo, sorretta da un palpito, appesantita dalla materia e dove finisce in un sospiro che la libera, proiettandola nella dimensione di ciò che non ha fine. L’anima esiste oltre la materialità come essere costituito da noi stessi ricordandoci spesso che il concetto di morte è solo una transizione di forma e di sostanza.
Se noi e il nostro mondo siamo il nucleo di un atomo di una qualsiasi cosa di un mondo assai più gigantesco.Se nel nucleo di un atomo di una qualsiasi cosa del nostro mondo c’è un universo simile, ma assai più piccolo del nostro, oltre i limiti di ambedue troveremmo che la vastità più grande, si trova nell’infinitamente piccolo.
Scorrere le dita in un pezzo di ghiaccio e sorbirne tutto il calore, significa andare oltre a quello che vedi ed a ciò che percepisci.
La rappresentazione concreta del Nulla, si manifesta come pienezza dell’assenza, come contrapposizione al Tutto.Il Nulla esiste come assenza, quindi esiste ha una forma e allo stesso tempo, non è più il Nulla diventando a sua volta, parte del Tutto.
Quando una persona riconosce su di “te”, la propria anima, la lontananza non è problema, lo diventa solo quando le siedi a fianco ed è lontana mille chilometri.