Valerio Massimo Manfredi – Ipse dixit
Con uguale forza il tuo viso è impresso nella memoria di Alexandros.
Con uguale forza il tuo viso è impresso nella memoria di Alexandros.
Mille volte in guerra aveva affrontato la morte alla luce del sole. Ora una paura sconosciuta e ben maggiore lo spingeva a strisciare nel buio. La paura di essere stato dimenticato. Non c’è nulla di più terribile per l’uomo.
L’uomo si ostina ad abitare dovunque anche se la terra non lo vuole. Lo sai che vi sono uomini che abitano nelle grandi sabbie dove non cresce nemmeno un filo d’erba? E uomini che abitano nelle terre coperte di ghiaccio? Ma la terra prima o poi se ne libera come fa un cane con le pulci, una grattata e via.
Gli dei segnano per ogni popolo come per ogni uomo il suo destino e su quel sentiero bisogna camminare senza volgersi indietro… essere uomini, poveri mortali, preda delle malattie, delle sventure, come le foglie sono preda del vento… ma anche conoscere, guidicare, ascoltare la voce del cuore e della mente.
Non credo si possa fuggire al proprio destino: meglio andargli incontro.
Gli dèi giocano con la nostra vita come un fanciullo vicino a uno stagno spinge al largo la sua barchetta ogni volta che le onde la riportano vicino a riva.
Il destino è cieco e ha gettato su di noi tutte le sventure. Nello stesso momento qualcun altro, altrove, lontano, gode di tutte le gioie… Anche delle nostre, di quelle a cui avremmo diritto. Ma un giorno, chissà, forse anche per noi sorgeranno giorni più sereni. Forse potremo vivere e dimenticare.
Gli dèi non dimenticano. Ci possono colpire quando vogliono, nel modo più atroce. Se la cosa più terribile al mondo per un uomo è di cadere nelle mani di un altro uomo, puoi immaginare che cosa significa cadere nelle mani di un Dio che ti odia?
Nessuno è più forte di un uomo che non ha più nulla da aspettarsi dalla sorte.
Tu devi credere in te stesso.
Alessandro, Alessandro, tu vedi la gloria, ma la guerra è soprattutto orrore. È sangue, sudore, escrementi; è polvere e fango; è sete e fame, gelo e calura insopportabile. Lascia che sia io ad affrontare tutto questo per te, finché lo posso fare.
Continuo a invidiare Achille che ebbe un Omero a cantare le sue imprese.
Quella notte compresi veramente che cosa significa amare con tutto il proprio essere, divenire una cosa sola con chi si ama, sottrarre il proprio calore al suo, sentire il proprio cuore battere all’unisono con quello dell’uomo che ti stringe tra le braccia, non desiderare altro che quei momento si prolunghino all’infinito.
Dirai a tua madre che il cuore di Aristarchos ha battuto per lei con ardore immutato, fino all’ultimo momento.
Era quello l’amore, quello che provava in quel momento, quell’ansia palpitante, quella sete inestinguibile di lei, quella pace profonda dell’animo e nello stesso tempo quell’inquietudine incontrollabile, quella felicità e quella paura. Era quello l’amore di cui parlavano i poeti, Dio invincibile e spietato, forza ineluttabile, delirio della mente e dei sensi, unica possibile felicità.
Alessandro, Alessandro, tu vedi la gloria, ma la guerra è soprattutto orrore. È sangue, sudore,…
Continuo a invidiare Achille che ebbe un Omero a cantare le sue imprese.