Valerio Massimo Manfredi – Libri
Bruto non sa quello che vuole ma lo vuole fortemente.
Bruto non sa quello che vuole ma lo vuole fortemente.
Quando mio padre cospirava, non era per l’Imperatore, ma contro i Borboni, perché mio padre aveva in sé questo di terribile, che non combattè mai per le utopie non realizzabili, ma per le cose posibili, e applicò alla riuscita di queste le terribili teorie della Montagna, senza indietreggiare di fornte a qualunque ostacolo.
Un buon lettore, un gran lettore, un lettore attivo e creativo è un”rilettore”. La prima lettura comporta un lavoro fisico, serve soltanto a prendere familiarità con i contenuti del libro. Solo le letture successive permettono di goderne i particolari e di valutarlo artisticamente, perché l’idea complessiva del testo dovrebbe essere ormai chiara nella mente del lettore.
Sollevò la mano, indeciso, esitante, stava combattendo con se stesso; accarezzò svelto il profilo della mia guancia, con la punta delle dita. La sua pelle era ghiacciata come sempre, ma la traccia che lasciò sul mio viso era bollente, una scottatura che non provocava dolore.
Ancora una volta mi sentii sollevare nello Spazio. Era proprio come la Sfera aveva detto. Più ci allontanavamo dall’oggetto che stavamo osservando, più il campo visivo aumentava. La mia città natia, con l’interno di ogni casa e di ogni creatura ivi contenuta, si apriva al mio sguardo come in miniatura. Salimmo ancora e, oh, i segreti della terra, le profondità delle miniere si svelava davanti a me!Sbigottito alla vista dei misteri della terra così rivelati al mio occhio, dissi al mio compagno: “Guarda, sono diventato come un Dio:. Perché i saggi al nostro paese dicono che la visione di tutte le cose o, come essi si esprimono, l’onniveggenza, è attribuito a Dio solo”. C’era un po’ di scherno nella voce del mio Maestro quando rispose: “Davvero? Allora anche i borsaioli e gli assassini del mio paese dovrebbero essere venerati come Dèi dai vostri saggi: perché non ce n’è uno che non veda quel che tu vedi. Ma dài retta a me, i vostri saggi si sbagliano”.
Proprio allora aveva tentato di fare ciò che tentava di fare per la decima volta in quei tre giorni: ritirare le cose sue e dei bambini per portarle dalla madre, e ancora una volta non aveva potuto decidersi a questo. Ma anche adesso, come le volte precedenti, diceva a se stessa che le cose non potevano restare così, che lei doveva fare qualcosa, castigarlo, svergognarlo, vendicarsi almeno in minima parte del dolore che lui le aveva dato. Continuava a dirsi che l’avrebbe lasciato, ma sentiva che ciò era impossibile. Era impossibile, perché lei non poteva disabituarsi a considerarlo suo marito e ad amarlo.
Carlo M. Cipolla ha scritto, per gli sciocchi, un libro sulla stupidità; i lettori intelligenti invece possono studiare la stupidità leggendo gli altri suoi libri.