Vincent Van Gogh – Stati d’Animo
Nella mia febbre cerebrale o follia, non so come chiamarla, i miei pensieri hanno navigato molti mari.
Nella mia febbre cerebrale o follia, non so come chiamarla, i miei pensieri hanno navigato molti mari.
Ho bisogno di innamorarmi, ma per davvero. Ho bisogno di sapere che c’è qualcuno che mi ama tanto quanto lo amo io, o anche di più. Se ci fosse, vorrei baciarlo, baciarlo tanto. Tanto da non avere più fiato, tanto da non sapere quanto tempo sia passato. E vorrei anche abbracciarlo forte. Abbracciarlo e non lasciarlo più, per proteggerlo e alleviare ogni suo dolore. E forse piangerei se trovassi una persona così. Piangerei di gioia, di dolore. Perché sarei così felice che potrei impazzire e così triste che potrei morire. Perché sarebbe bellissimo, perché non durerebbe per sempre. Io lo sogno un amore così; lo venerò, lo aspetto! E non mi stancherò mai di cercarlo, anche quando l’avrò già trovato; perché cambierà sempre, non rimarrà mai uguale. Ogni giorno sarà una nuova avventura insieme, fino alla fine.
Scrivevo per evitare di impazzire. Scrivevo per spiegare a me stesso questa stramaledetta vita.
Ti ho perdonato tante cose perché tenevo a te, ora non perdono me di non averti mandato al diavolo prima.
Siamo la somma di quello che ci è mancato, delle assenze intrise di apparente presenza, del coraggio venuto meno, di una carezza sfuggita o ricercata invano. Non siamo quasi mai ciò che vorremmo essere quanto quello che ci hanno fatto diventare.
La percentuale di persone “normali” è la stessa di quelle “felici”.
Anche quando sono a pezzi, faccio sempre il pieno di tutto: gioie, dolori, benzina, malgrado la gioia di fare il pieno sia un eterno dolore.