Jean-Paul Malfatti – Morte
Ciò che mi terrorizza di più non è la morte in sé, ma il buio e l’aria viziata della bara. Una finestra vista mare o un tetto apribile solare potrebbe renderla meno soffocante e più luminosa.
Ciò che mi terrorizza di più non è la morte in sé, ma il buio e l’aria viziata della bara. Una finestra vista mare o un tetto apribile solare potrebbe renderla meno soffocante e più luminosa.
Se si cerca di far combaciare, di paragonare, le vite di chi è passato, sepolto, o quelle di chi oggi combatte contro il proprio reale torto, alle proprie idee personali e ai propri interessi, si insultano e si disonorano gli stessi morti che si crede di onorare.
Quando scoprono che sono gay, alcuni che dicevano di amare le mie frasi e poesie smettono subito di leggermi e si ritirano nel silenzio.
La morte, la morte ti prende, la morte ti ama, la morte puttana. La morte negli occhi di un vecchio, la morte ti guarda allo specchio, morte, morte sarai cosi forte, da farmi sognare di mai naufragare nel limbo di me che sono solo un bimbo.
Un tempo, davanti a un morto, mi chiedevo: “A che gli é servito nascere?”. Ora mi faccio la stessa domanda davanti a ogni vivo.
Caro mondo ti lascio perché sono annoiato. Ti lascio con le tue preoccupazioni. Buona fortuna.
Divergenze e discordanze tra esseri pensanti, dunque, ci sono e ci saranno in eterno, ma alla fine ci sarà anche sempre il “nullo”, cioè quel “puntino” quasi impercettibile in cui gli opposti tendono ad annullarsi e a risolversi con la crescita e la maturazione.