Charles Augustin de Sainte-Beuve – Stati d’Animo
La disperazione stessa, per poco che duri, diventa una sorta d’asilo nel quale ci si può sedere e riposare.
La disperazione stessa, per poco che duri, diventa una sorta d’asilo nel quale ci si può sedere e riposare.
Si parla della vita poiché solo con essa si possono comprendere le emozioni che la morte invece consegna al silenzio astratto della fine.Si parla dell’amore poiché solo con esso la vita concepisce sempre quelle emozioni dei sentimenti di storie senza tempo.Si parla del paradiso poiché si spera tramite esso non si abbia più timore della morte in quanto la vita e l’amore diventeranno probabilmente trascendentale continuità nell’eternità.
Spesso quando le persone ci attaccano, ci giudicano e ci criticano ingiustamente ci sentiamo feriti reagendo con rabbia non perché “Ci sentiamo chiamati in causa” come spesso si pensa, ma per una insicurezza interiore. Un tempo anch’io ero così. Oggi determinate cose non mi toccano più perché non solo ho raggiunto una sicurezza interiore molto alta, ma sono talmente certa di chi sono che le chiacchiere e le offese di “mezze! Persone non possono toccarmi.
Quando ti manca qualcuno che non c’è più puoi guardare il cielo quanto vuoi, ma sai che chi ti manca potrai trovarlo sempre, solo e per sempre nel tuo cuore.
Circoscrivere un sentimento,è come voler trattenere la luce lunareall’interno di una cornice d’argento.
Le mani che tremano, gli occhi lucidi e i pensieri distratti. Le donne che amano sono così. Dovreste ascoltarle mentre si raccontano, fanno venir voglia di abbracciarle e proteggerle. Continuano a sognare che qualcuno le porti via. E rimangono ferme nelle stazioni della vita con un bagaglio enorme di sogni in mano, e un binario morto davanti ad aspettare un treno.
Toglimi il pane, se vuoi,toglimi l’aria, manon togliermi il tuo sorriso.Non togliermi la rosa,la lancia che sgrani,l’acqua che d’improvvisoscoppia nella tua gioia,la repentina ondad’argento che ti nasce.Dura è la mia lotta e tornocon gli occhi stanchi,a volte, d’aver vistola terra che non cambia,ma entrando il tuo sorrisosale al cielo cercandomied apre per me tuttele porte della vita.Amor mio, nell’orapiù oscura sgranail tuo sorriso, e se d’improvvisovedi che il mio sangue macchiale pietre della strada,ridi, perché il tuo risosarà per le mie manicome una spada fresca.Vicino al mare, d’autunno,il tuo riso deve innalzarela sua cascata di spuma,e in primavera, amore,voglio il tuo riso comeil fiore che attendevo,il fiore azzurro, la rosadella mia patria sonora.Riditela della notte,del giorno, della luna,riditela delle stradecontorte dell’isola,riditela di questo rozzoragazzo che ti ama,ma quando apro gli occhie quando li richiudo,quando i miei passi vanno,quando tornano i miei passi,negami il pane, l’aria,la luce, la primavera,ma il tuo sorriso mai,perché io ne morrei.