Vito Incorvaia – Lavoro
Lavorare sé stessi è il lavoro più faticoso e gratificante che esista.
Lavorare sé stessi è il lavoro più faticoso e gratificante che esista.
Non è vero che il lavoro nobilita l’uomo. Infatti lo rende più represso e nevrotico. Ma è anche vero che senza lavoro i tuoi problemi sono raddoppiati. Ecco come ci hanno ridotto.
Non prendere in mano arnesi da lavoro, se non sai come si usano, potresti farti male.
Solo il comportamento morale pretende l’assoluto rispetto; perciò, lavoratrice procace, mostra al padrone quanto vale il tuo intelletto e non quanto conta il tuo corpo: eviterai molestie e ti sentirai piena di te stessa.
Un lavoro non si impara mai, un lavoro si ruba.
L’ingegneria non è l’arte di costruire. È invece l’arte di non costruire: cioè, è l’arte di fare bene con un dollaro quello che un qualunque pasticcione potrebbe fare con due.
Giornata mondiale per la casa: la nostra dimora è là, impariamo ad averne cura, curando ogni spazio e angolo, la nostra casa parla di noi, trasmette tanto della gente che la abita e preghiamo affinché tutti abbiano una casa dove vivere la propria vita e le proprie emozioni che la vita ci riserva giorno per giorno.
Sul lavoro non lasciarti mai avvincere dall’ozio, ma affaccendati sempre in qualcosa; solo così potrai essere contraccambiato due volte: dal padrone e dall’orgoglio.
Noi facciamo quello che dobbiamo, ma gli diamo dei nomi altisonanti.
Ci sono tre categorie di clienti: 1. Quelli fastidiosi che pagano; 2. Quelli fastidiosi che pagano con difficoltà; 3. Quelli fastidiosi, che non pagano e che bussano alla porta il venerdì sera mentre stai per andare finalmente a casa.
Se non puoi aiutare, disturba. L’importante è partecipare.
Se cerchi una pratica in una pila di documenti ed inizi a cercarla dalla cima, sicuramente sarà l’ultima, se inizi dall’ultima sicuramente sarà la seconda a partire dalla cima. Non ti conviene partire dal mezzo, qualunque direzione prenderai sarà sempre quella opposta alla posizione della pratica.
Mi rammentano che ai giorni nostri il padrone non esiste più e che l’operaio s’interfaccia con il “Direttore Risorse Umane”. Beh, non c’è che dire! Farsi apprezzare non più come “Essere Umano”, ma come “Risorsa Umana” dev’essere stata una grande conquista e un bel guadagno.
I poveri sono i nostri padroni e bisogna trattarli come tali, altrimenti ci licenziano.
Se fossi occupata a lavorare come attrice, mi sentirei come se stessi derubando la mia famiglia, mio marito e i miei figli, derubandoli dell’attenzione che dovrebbero ricevere.
Sappi, lavoratore sciocco, che non sono le tue braccia ad interessare il padrone bensì il tuo cervello.
La democrazia smette di esistere quando porti via a chi ha voglia di lavorare e dai a chi non è ha.