Fausto Bertinotti – Politica
Vado nei salotti come vado nelle piazze o in Parlamento: per affermare ovunque il diritto all’alterità della sinistra antagonista.
Vado nei salotti come vado nelle piazze o in Parlamento: per affermare ovunque il diritto all’alterità della sinistra antagonista.
La politica è il governo dell’opinione.
Nei migliori c’è il minimo di sfrenatezza e d’ingiustizia, e il massimo d’inclinazione al bene; mentre nel popolo c’è il massimo d’ignoranza, di disordine e di cattiveria, in quanto la povertà li spinge all’ignominia, e così la mancanza di educazione e la rozzezza che in alcuni casi nasce dall’indigenza.
Gli uomini sono di una sola specie. Mai si sono visti neonati con gli stivali alle gambe o con il basto sulle spalle. La pretesa del sangue è un’idea, più che urtante, assurda.
Per essere grandi nella letteratura, o per lo meno, per operarvi una rivoluzione sensibile, bisogna, come nella politica, trovare un ambiente già predisposto e nascere al momento giusto.
Il demagogo parla per compiacere i suoi ascoltatori, e li tiene in pugno accarezzando le loro brame.
I cittadini vogliono cambiare i politici, non la giustizia. I cittadini vogliono tornare a sperare, non rassegnarsi a Berlusconi.
Faranno il deserto e lo chiameranno pace.
L’astuzia di un governo Aziendale, non è l’Arte di governare la Società.
Quanto tempo è trascorso tra quando gli Stati Uniti hanno firmato la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e quando Joseph McCarthy ha iniziato a perseguitare i comunisti?Quanto tempo è passato tra quanto l’Assemblea Costituente della Repubblica Italiana ha firmato la Costituzione, e quando si è iniziato a fare discriminazione verso gli omosessuali e le donne?Quanto tempo è passato tra quando i paesi hanno firmato il 13° articolo della dichiarazione universale dell’uomo e del cittadino, e quando i paesi hanno chiuso le frontiere contro gli immigrati clandestini?
Oggi non si assiste più ad un dibattito politico che porti al centro della discussione i veri interessi della comunità di una nazione ma ciascun politico sente il dovere “morale” di proteggere e di palesare le cause personali volute dagli schieramenti e dai partiti della coalizione di appartenenza; anche al costo di disattendere le motivazioni che hanno spinto gli elettori a votare quel dato governo.
Le tradizioni sono più forti delle leggi.
Democrazia è l’illusione che tutti possano comandare.
Siamo abbastanza vicini al potere per saperne, e abbastanza lontani per poterne parlare.
Invito, se esiste – non credo –un politico dei nostri giorni a cogliere questa sfida; provi egli a vivere un giorno con la capacità di spesa di un operaio, muratore, minatore, spazzino e con lo sforzo fisico e psicologico che ognuno di queste straordinarie persone – indispensabili per noi e anche per loro – sono costrette ad affrontare ogni volta che il sole entra timidamente nelle loro case e si rendano, lor signori conto del vero valore del fare o sentirsi politico o politicante, partendo dal più prezioso dei valori che i più disconoscono: “l’umiltà”.
Non ho scelto io di fare politica, mi è stata imposta dalla storia.
Come è impossibile per un medico dare consigli per preservare la salute se non possiede alcuna conoscenza del corpo, così è impossibile, per coloro che non possiedono informazioni e non prendono coscienza dei fatti della vita pubblica, riuscire a curarla nella sua totalità o in parte.