Arthur Schopenhauer – Filosofia
Desiderare l’immortalità è desiderare la perpetuazione in eterno di un grande errore.
Desiderare l’immortalità è desiderare la perpetuazione in eterno di un grande errore.
L’amore e l’odio falsano completamente il nostro giudizio: nei nostri nemici non vediamo altro che difetti e in coloro che amiamo soltanto i pregi; dei secondi perfino i difetti ci sembrano amabili.
Il filosofo non deve mai dimenticare che la sua è un’arte e non una scienza.
La morte di Socrate e la crocifissione di Cristo fanno parte dei grandi tratti caratteristici dell’umanità.
Chi è amico di tutti non è amico di nessuno.
Chi crede non pensa; chi pensa non crede.
All’uomo intellettualmente dotato la solitudine offre due vantaggi: prima di tutto quello di essere con se stesso e, in secondo luogo, quello di non essere con gli altri.
I fatti e le nostre intenzioni sono paragonabili per lo più a due forze che tirano in due direzioni diverse e la loro diagonale è il corso della nostra vita.
La natura dimostra che con una crescita intellettiva viene una incrementata capacità di provare dolore, ed è solamente con il più alto grado di intelligenza che il dolore raggiunge il suo limite supremo.
Il dilemma del porcospino afferma che tanto più due esseri si avvicinano tra loro, molto più probabilmente si feriranno l’uno con l’altro. Ciò viene dall’idea che i porcospini possiedono aculei sulla propria schiena. Se si avvicinassero fra loro i propri aculei finirebbero col ferire entrambi. Questo è in analogia con le relazioni tra due esseri umani. Se due persone iniziassero a prendersi cura e fidarsi l’uno dell’altro, qualsiasi cosa spiacevole che accadesse ad uno di loro ferirebbe anche l’altro, e le incomprensioni tra i due potrebbero causare problemi ancora più grandi. Eppure i porcospini hanno bisogno di stare vicini per scaldarsi a vicenda. Da questa contraddizione nasce il dilemma.
Dei giorni felici della nostra vita ci accorgiamo solo quando hanno ormai lasciato il posto a giorni infelici.
I giorni felici li viviamo senza accorgercene, e solo quando arrivano quelli brutti tentiamo invano di richiamarli indietro.
C’è un unico errore innato, ed è quello di credere che noi esistiamo per essere felici.
Il destino mescola le carte e noi giochiamo.
Quello che la gente chiama comunemente destino, é costituito per lo più dalle sue stupide gesta.
Ciò che la gente, comunemente, chiama destino è, per lo più, soltanto l’insieme delle sciocchezze che essa commette.
Alla fine tutti quanti siamo e restiamo soli.