Consuelo Lazzari – Tristezza
Come può un istante rimanere intrinseco nell’anima? Io non lo so. Guardo la mia vita andare avanti, ma ciò nonostante, quel poco che ho avuto di te è dentro me, come una cicatrice indelebile.
Come può un istante rimanere intrinseco nell’anima? Io non lo so. Guardo la mia vita andare avanti, ma ciò nonostante, quel poco che ho avuto di te è dentro me, come una cicatrice indelebile.
C’è un ricordo folle dove tra noi non è mai finita, dove stiamo lì a guardarci negli occhi stiamo lì a sussurrarci “per sempre”.
Le persone sensibili vivono un piede sopra dal mondo. Guardano i mali che vi accadono e ne fanno carico, un carico pesante sulle spalle e se lo portano a spasso per la vita, c’è chi pensa siano dei poveri pazzi, ma i veri pazzi sono coloro che non sanno cos’è l’amore all’ennesima potenza o che cos’è il dolore più devastante, forse lo immaginano, ci provano, ma non sapranno mai cosa significa vivere all’estremo di ogni sentimento.
Quando il sole mi brilla negli occhi, tu riesci sempre a rubarmi la luce e non so come fai. Mi regali tristezza come fosse il migliore dei doni che potessi farmi, la tua rabbia è come cemento colato sulla tua anima, la tua innata solitudine come catrame che ti tarpa le ali, impedendoti di aprirle e compiere il tuo volo.
La confusione nella mia testa, ogni volta questo mi porti. Nel momento che arrivi nuovamente, ogniqualvolta penso di averti dimenticato, una tremenda delusione. Poi quando tu di nuovo andrai via, per continuare a vivere quella vita che non è vicino a me come vorrei che fosse, io continuerò a vivere invece una vita che non è più la mia da quando tu esisti nei miei pensieri.
Ridi, chi ti vuole male si ciba della tua tristezza. Tu ridi sempre e fallo morir di fame.
La malinconia non è tristezza, la malinconia è qualcosa di più, va oltre la tristezza stessa, la malinconia è una crepa dell’anima dove si è insinuato un ricordo che brucia di rimpianti.
La malinconia è solo la carezza di un ricordo, ruvida di rimpianti.
Preferisco la solitudine e il silenzio, piuttosto che il caos di parole senza senso.
Il silenzio il più delle volte è un recipiente colmo di parole.
La distanza è lo spazio tra il dire e il fare.
Che poi di notte se non riesci a dormire è un casino: ti si affollano i pensieri, s’insinuano i ricordi e poi a me sembra che nel buio della notte i ricordi si vedano meglio, sarà che tu sei un ricordo cosi vivo! Se chiudo gli occhi sento il tuo odore, sento la tua pelle sotto le mie dita, poi riapro gli occhi: ancora il buio e io arranco tra la folla di pensieri, col tuo ricordo che mi insegue, io scappo e poi cado. Cado nel sonno, un po’ cullata e un po’ tormentata da un ricordo, solo un maledetto ricordo.
Danzando nella notte tra raggi di luna e desideri che prendono forma, spietato, si fa vivo il bisogno di te.
Tu sei la lezione che dovevo imparare, lo sbaglio che dovevo commettere, l’orgoglio ferito. Tu sei proibito.
Il tempo passa, non c’è bisogno di gridare vendetta. Siediti e aspetta e in silenzio gustati il male ricevuto tornare al mittente.
In ognuno di noi c’è un prigioniero. Prigioniero dei ricordi, prigioniero dei limiti che ci poniamo, prigioniero dei rimpianti, prigioniero di un passato che non ci appartiene più, a volte di un presente che ci va stretto o di un futuro che non è ancora nostro. Bisogna liberare questo prigioniero, basta vivere la vita ogni giorno così come viene e essere sempre se stessi, ripaga sempre ve lo assicuro.
A volte non c’è bisogno di parole, è sufficiente un abbraccio e tutto passa.