Francesco Iannì – Libri
Visto dall’esterno, forse lo scrivere assomiglia al parlare. Ma dall’interno è solo una questione di solitudine.
Visto dall’esterno, forse lo scrivere assomiglia al parlare. Ma dall’interno è solo una questione di solitudine.
Lo scrittore rivela il proprio inconscio nella storia che crea, mettendo in scena i suoi personali drammi interiori.
La scrittura è la mia medicina.
Quando si arriva alle ultime pagine di un romanzo coinvolgente, si comincia ad avvertire delle fitte allo stomaco e una strana nostalgia nell’anima. Perché un semplice libro può catapultare chi lo legge in un’altra dimensione, sa trasformarsi in un amico prezioso e capace di offrire tanta compagnia, finendo col far sentire la propria mancanza.
La scrittura genera immagini, e ogni immagine è un racconto; l’illustrazione non va soltanto illustrata, bensì anche interpretata.
Scrivo per macchiare d’inchiostro le pagine bianche del diario della vita, o per ammansire lo scorrere di un tempo che, a volte, pare proprio senza fine. Le parole escono dal cuore e io le lascio agire; così scrivo per immortalare i momenti di gioia, di tristezza, di quiete, di solitudine o di nostalgia che fanno, di ogni giorno, un giorno nuovo e diverso.
La penna scrive ciò che non si ha il coraggio di urlare.
Capisci di aver letto un buon libro quando, alla fine della lettura, ti ritrovi con l’anima in subbuglio.
Lo scrittore è come un segugio che scava per portare alla luce qualcosa nascosto in profondità. Mentre il cane si serve delle zampe per esplorare il terreno, lo scrittore si fionda nel baratro emozionale della propria interiorità. Il risultato non cambia: in entrambi i casi, si entra in contatto con una realtà preesistente e sconosciuta.
Per scrivere narrativa bisogna prendere ciò che si impara dalla propria vita e trasformarlo in qualcosa che non è più reale, ma che resta comunque impregnato di vita vera.
A volte delle piccole costrizioni possono paradossalmente renderci più liberi.
Che strane creature, noi uomini. Prima aneliamo alla libertà, ma poi ne abbiamo paura.
Per fare in modo che una persona dia il meglio di sé nel lavoro, bisogna motivarla non con la paura e l’intimidazione, ma dandole ispirazione, incoraggiamento e il dovuto rispetto.
I veri insegnanti sono quelli che, imparando a correggersi, correggono umilmente i loro alunni attraverso l’istruzione e l’umanità. I falsi insegnanti sono soltanto inutili e presuntuose enciclopedie ambulanti.
Per una buona riuscita, il dovere necessita di essere abbellito col piacere.
Il lavoro è un obbligo a cui bisogna adempiere, ma per alcuni rischia di diventare un’alienante compulsione.
Una delle cose più difficili e dolorose che possiamo fare è rinunciare a un ruolo che ci siamo costruiti nel tempo.