Giuseppe Catalfamo – Morte
Provo disperata invidia per la generazione che potrà dire”Che sfigati quelli del ventunesimo secolo… morivano ancora”
Provo disperata invidia per la generazione che potrà dire”Che sfigati quelli del ventunesimo secolo… morivano ancora”
Che schifo quegli “amici” che quando sei vivo, sei morto…e quando sei morto ti resuscitano rimembrandoti.
Saper che incontrare la morte è un dogma, mi crea l’alibi d’aspettarla andandole incontro.
Non lo degnerò neanche d’una lacrimaquesto sporco “mondo” quando svanirò.Ne verserei a fiotti dovessi “perdere”prima di mia madre e del mio Santo.Struggente il loro dolore.
Umani, gente strana.Al battesimo di suo figlio 20 persone.Al suo funerale 500 persone.
Il massimo da fare per esser immortali è creare la condizione che per una cinquantina d’anni dopo la dipartita amici e familiari parlino bene di noi, ancor più che lo pensino.Dopo francamente che ce frega.
Straordinario l’uomo nel lavarsi la coscienza.Anni fa col plotone d’esecuzione un fucile su 5 era caricato a salve.Oggi gli basta il 50%. Le iniezioni letali sono 2.
Da che nacque l’uomo ogni cultura ad ogni latitudine ha professato un paradiso in cielo.Vogliamo quindi far inversione di tendenza e smetterla di metterci sotto terra ed inaugurare dei Cimitericeli.
Morire non dovrà essere poi così tremendo.Son stato ricoverato due volte in condizioni più o meno gravi, non ho praticamente ricordi dei momenti più concitati.Deduco che, fossi morto, non ne avrei neanche il ricordo.
Ecco.Muoio…. e mi sembra di non aver neanche apparecchiato.
La morte di un genitore è quella più facilmente metabolizzata dagli “uomini”.Il grande dolore crea spazio ad una nuova libertà.
Per la morte d’ognuno l’orgasmo di qualcuno.
Mastico fobico visualizzando possa esistere vita oltre la morte.La mia anima incorporea gigioneggiante, chissà dove,mi terrorizza… e dovrebbe terrorizzare anche voi!
Un paio di lineette, ma mai più di 37…è una vita che il sabato sera non ho la febbre.
Fra i due litiganti il terzo gode…ma il belino non è il suo…
Tra il dire e il fare spesso c’è di mezzo l’egoismo.
Ricorda, quando con l’indice puntato dici “i giovani d’oggi”, che sono figli tuoi.