Silvana Stremiz – Tristezza
Per comprendere il dolore che abbiamo “donato”, basterebbe a volte pensare un po’ meno a sé.
Per comprendere il dolore che abbiamo “donato”, basterebbe a volte pensare un po’ meno a sé.
Nessuna aspettativa è uguale a: nessun dolore.
Certe lacrime partono direttamente dall’anima.
Quando le lacrime partono dall’anima, “distruggono” anche il cuore.
Solo chi ha un animo nobile non prova fastidio ad ascoltare il dolore altrui.
Il dolore non uccide nessuno. Lo annienta quel tanto, colpendo la sua anima, paralizzando i suoi sogni, schiacciandolo spietatamente fino a far sentire tutta la sua intensità, ma non uccide. Perché se uccidesse sarebbe troppo semplice.
È utopia pensare di svegliarsi senza sentire “il dolore” degli errori.
Odio sentirmi impotente davanti alle lacrime.
Alcune ferite sono troppo profonde per essere curate.
Non c’è morfina che possa addormentare il dolore “del cuore”.
Odio quando le lacrime scendono a tradimento.
Ad un certo punto il cuore non ha più posto per altro dolore.
Ognuno vive il dolore a modo suo: quello che per me è superficiale, per un altro potrebbe essere letale.
Anche con il perdono spesso le vecchie ferite restano vive.
Il problema non è farsi del male, ma fare del male. Su di me so misurare e sopportare l’intensità di ogni dolore, ma donarlo ad altri è altra cosa.
Le ferite dell’anima restano sempre vive, ti consumano lentamente anche quando sembrano “dormire”.
Anche chi è senza cuore può svegliarsi una mattina con il cuore che sanguina.