Rossana Emaldi – Tristezza
A cosa sto pensando? A nulla, se penso mi faccio male.
A cosa sto pensando? A nulla, se penso mi faccio male.
Sto diventando talmente disumano da non riuscire a fare la cosa più bella e facile al mondo: piangere.
Il dolore deve essere vissuto, pianto, urlato. Nascosto nel cuore, taciuto nell’animo, trova il tempo per mettere radici profonde, poi difficili da estirpare.
Non è solitudine quando sono solo con me stesso. La mia solitudine è solitudine quando tu non ci sei neanche tra i pensieri miei.
Ogni giorno mi alzo dal letto, sento la stanchezza scorrermi nelle vene, l’emicrania che ormai mi assilla da mesi. Guardo fuori e osservo come ogni cosa che vedo non abbia alcun tipo di colore, tutto grigio, solo e soltanto grigio. Non mi sorprende più ora mai sapere che ogni cosa che sta succedendo e che sto subendo, sia solo e soltanto un riflesso dei miei sbagli. Quindi vivo con questa frase stampata nella mente: peggio di ieri, meglio di domani.
Lei era un puntino insignificante lì in quell’infinito bianco.
Sulla soglia del mio sguardo ho scoperto quanto sia difficile dimenticare la tua essenza.
Non fidarti quando ti dico che sto bene. Sto bene, è il modo più falso che ho per dirti che sono distrutta.
Siamo sempre pronti per gli altri, diamo per scontato che anche gli altri siano disposti a fare per te quello che tu riesci a fare per loro e poi ti svegli un giorno e ti accorgi che nel tuo dolore sei rimasta sola, e ti accorgi che ti sei legata tanto a chi non sa tenere legato nessun vincolo.
Ed è nel più vasto dei silenzi, che il dolore penetra negli strati più profondi della nostra anima.
È difficile dire addio alle persone che hai amato. Il cuore si spezza pensando a loro che fanno parte di un tempo ormai passato.
Ore e minuti nell’attesa di una parola. Giorni e giorni imparandone una sola: assente.
La verità è che siamo tutti delusi e senza fiducia verso il prossimo e stentiamo a lasciarci andare, alziamo muri di diffidenza per difenderci, perché il prezzo da pagare è alto quando si affida il cuore.
Il tempo non cancella niente, ma la mente alla fine dimentica.
Quell’attimo che passa non tornerà mai più: fa nulla, dico con la testa, fa male, dice il mio cuore.
Ho osato troppo, ho avuto il coraggio di camminare nel vuoto senza rete, più volte sono rimasta sospesa nel vuoto, più volte sono riuscita a tornare sulla fune. Ora quella fune si è spezzata e sto precipitando, trascinando con me tutto il bene e tutto il male che sono.
Non capivo quelle parole, né capivo perché mi ferissero così tanto. Forse il fatto che fosse proprio lei a pronunciarle o forse perché rispecchiavano la verità con cui mi trovavo a convivere ogni giorno. Non sapevo se la verità facesse più male delle parole. In realtà sapevo, sapevo. Ed era proprio quella, la consapevolezza, che mi logorava. Quella consapevolezza che ti fa sentire sbagliato, fuori posto, inetto e ti lascia a mezz’aria con un’infinità di dubbi.