Francesco Iannì – Tristezza
Chi non ti considera, non merita il tuo dolore.
Chi non ti considera, non merita il tuo dolore.
A nessuno piace la solitudine. Ma non mi faccio in quattro per fare amicizia. Così evito un po’ di delusioni.
In realtà… anche quando ci sentiamo morire dentro… Nel profondo sogniamo di vivere ancora.
Siamo ombre deformate che allungano la presa sui ricordi sbiaditi del tempo…
La solitudine si nutre della tua assenza.
Come le corde di una chitarra vibro di sonorità che mi trasportano via… in posti senza età senza nome, è come un sogno immortale.
Lacrime appuntite, lacrime carezze delle ali di una farfalla, io voglio essere ricordata, vorrei mi conservasse colui che amo.
Ogni dolore ha le sue cicatrici ma tutte quante passano e poi restano solo i segni.
Una formica, per quanto forte, non può sostenere il peso del mondo intero…
Odio, nella testa, il rumore assordante di mille pensieri…
Non ci sono orologi nella Sofferenza, solo un ticchettio incessante.
Nel mondo che immaginavo il suo amore mi dava la forza di andare avanti, di esplorare tutti i miei limiti.Nel mondo della realtà, invece era un’ossessione immensa e totale. Che assorbiva tutte le mie energie, occupava ogni mio spazio.
Non mi pento dei momenti in cui ho sofferto porto su di me le cicatrici come se fossero medaglie, so che la libertà ha un prezzo alto.
Chissà se riuscirò mai a perdonare me stessa, per il male che mi sono inflitta amandoti.
Chi sei tu? Non sei la ragazza di cui mi sono innamorato. Quella ragazza mi guardava con occhi grandi e pieni d’amore… ora… in fondo a quegli occhi vedo solo freddo… e buio.
Non finire nel buio cercando le ombre del passato, piuttosto spalanca le porte del futuro e osserva la luce smarrita dentro di te.
Occhi nella notte che sperano nella quiete di trovare un appiglio, stringo i pugni perché il sereno della vita non è per me. Spilli pungenti di dolore è la notte che s’insinua tra le pieghe della mente che s’arroventa al lume di una candela, trovando l’ultima rima ad un’agghiacciante poesia. Mani fredde non scaldano la penna, mentre le luce della notte spengono i rumori e finalmente riposano anche le foglie che nel vento danzavano riflesse come cristalli su vetri frantumati. Vorrei annodare i fili dispersi della vita, mi perdo invece nelle paure per cercare me stesso. Vive in me una poesia che mi divora a tradimento, impossessandosi del passato; e mentre inseguo desideri assenti sprofondo nel pozzo della notte che m’inghiotte, chiudo la porta alla luce che il mondo ha lasciato accesa per me.