Roberto Giusti – Tristezza
Vorrei solo che tutto finisse e che tutto passasse così in fretta, da svanire nella più remota memoria e non ricordare ciò che è stato e ciò che ormai, non sarà più.
Vorrei solo che tutto finisse e che tutto passasse così in fretta, da svanire nella più remota memoria e non ricordare ciò che è stato e ciò che ormai, non sarà più.
Cosa scaturisce la tristezza? Null’altro che il ricordo della felicità vissuta!
Mi uccide il fatto di non riuscire mai a chiedere nulla. Ma ancora di più il fatto che gli altri pensino che io non abbia bisogno di nulla.
Scoprire l’ipocrisia e la falsità nelle persone a te care che hai sempre stimato, suscita una profonda delusione.L’amarezza è tanta, scuoti la testa tristemente, ti senti affranto. La delusione di oggi però, sarà motivo di orgoglio domani; al risveglio scorgerai la tua immagine pulita riflessa in uno specchio e, fiero di te stesso, intenderai la lealtà quale straordinaria virtù che la tua immagine sa riflettere.
Con gli occhi lucidi, gonfi di lacrime, com’erano stati tante altre volte in quei mesi, con la testa bassa e con la paura di dirsi addio, erano lì, l’uno di fronte all’altra. Avevano sempre provato a tenere lontana quella scena, a fingere che non sarebbe mai arrivato quel momento.
È il vedere ciò che non si vede che mi porta a soffrire.
Pochi argomenti mi rattristano come le persone che non hanno argomenti.
E se poi ti manca quel qualcuno tutto il mondo perde i suoi colori!
Succede spesso che la persona a cui vuoi più bene è quella che ti fa star male più degli altri!
I suoi occhi sono come vetrine, su cui scivola la pioggia.
Spesso l’essere diversi ti porta verso una strada d’incomprensione, dolore e solitudine!
Codardo: ambisco a essere poesia, ma mi ritrovo consapevole filastrocca.
Sono inciampata e ho vacillato mi sono aggrappata a “qualcosa” che credevo solido, sono andata avanti zoppicando finché sono nuovamente inciampata e caduta. Come una bambina ho pianto, ma non piangevo come una bambina, perché il dolore che sentivo era il mio cuore di adulta andare in pezzi, frantumato dalla mia stessa vita che sembrava non appartenermi più. Consolavo quel frenetico battito accarezzandolo cercando nelle pieghe della mia mente qualcosa che sapesse di buono. Quanto amaro in bocca! Ho maledetto e leccato le mie lacrime, ognuna una ferita a solcarmi l’anima di sale, le mie spalle come ali impazzite cercavano di spiccare il volo per respirare, per andare lontano con il pensiero. Qualcosa di buono! Strisciando verso il fondo mi sono spogliata della mia corazza, forse fasulla, non sono io il centro del mio mondo. Qualcosa di buono, ed eccolo! Un viso, i miei stessi occhi, la parte migliore di me. La continuità della mia vita.
Lacrime. Schegge impazzite dell’anima nel ricordo di un tempo mai dimenticato.
In un carretto del destino andava viaggiando la solitudine, e pensava: no, non è questo oggi il mio posto, vi sono troppi sguardi sorridenti e parole e strette di mani.Forse ho sbagliato mondo, ma infine chiese alla luna di parlarle dei sospiri mestamente solitari della notte. E lì si fermò!
Vedere il dolore altrui non significa riuscirlo a capirlo, ma solo riuscire a comprenderlo.
Il dolore unisce.