Marco Fusi – Viaggi e vacanze
Era un aereo talmente vecchio che al momento del decollo un dirottatore si è alzato in piedi e armi alla mano ha preteso di scendere subito.
Era un aereo talmente vecchio che al momento del decollo un dirottatore si è alzato in piedi e armi alla mano ha preteso di scendere subito.
L’unico viaggio che non si paga e che nessuno vuole fare è quello dal quale non si può più ritornare.
Alla fine di un viaggio c’è sempre un letto da ricordare, un viaggio da ricominciare.
Il viaggio è una specie di porta, attraverso la quale, si esce dalla realtà.
Un viaggio rappresenta un luogo da raggiungere, una meta da visitare, per tutti. Il mio viaggio consiste nell’assistere alla rivelazione più grande e segreta della vita nel luogo prescelto, e con chi prescelto lo è stato.
Ci sono alcuni viaggi che non possono esser definiti Viaggi. Non dipende dal luogo in cui ci si reca. Se non si è liberi da certi pensieri è come se rimanessimo ancorati al nostro punto di partenza: ogni cosa viene vista con gli stessi occhi e tutto appare uguale, come se non si fosse mai partiti.
Il tuo corpo è un’invitante autostrada.Mi son fatto il Telepass, è più comodo.
I pensieri migliori li ho avuti mentre camminavo e non conosco pensiero così gravoso da non poter essere lasciato alle spalle con una camminata.
Come molti viaggiatori ho visto più di quanto ricordi e ricordo più di quanto ho visto.
I viaggi più belli sono quelli che si fanno sognando. E i paesi più meravigliosi sono quelli che non esistono.
Adoro le città che non cambiano mai. Potrei ritornarci tra cento anni ed essere sicura di dove mi trovo.
Tutti dicono che la vita sia la cosa più bella… ma cos’è questa quando non la puoi condividere con nessuno?
L’unico viaggio che vale la pena di fare è alla ricerca di noi stessi, non occorrono valigie, ma solo il biglietto di andata, il ritorno non è previsto perché è un viaggio che non finisce mai…
A volte la Strada ti parla. Sussurra filastrocche di domani, come una sirena che s’affaccia alla riva dei tuoi pensieri e il tuo viaggio è il suo canto, il ritmo ubriaco dei tuoi giorni la sua cadenza. Sui marciapiedi sgranati affamati di sole. Ai vertici pulsanti delle strade, negli angoli frenetici di traiettorie in ritardo. Nel caos polifasico della metropoli, mentre ti immergi fuori dai confini di te stessa e il tuo vagare ti lascia senza fiato, mentre insegui un volto tra le maschere… il tuo.
Non c’è bisogno di una valigia, biglietto aereo o ferroviario per viaggiare. Sono sempre senza neanche un centesimo, mi piace leggere e mi piace la geografia, quindi spesso e volentieri viaggio solamente con la fantasia. È già qualcosa… coi tempi che corrono, almeno viaggio!
Misteriosi profumi di terre lontane rievocano in me ricordi che sbiaditi s’infrangono sugli scogli della mia memoria la quale, intrisa di nostalgia, invano tenta di cancellarli come impronte sulla sabbia che il perpetuo moto delle onde, lentamente, discolora.
Aveva una barba bianca, capelli che avevano vissuto molto, uno sguardo piuttosto rasserenante. Eravamo seduti su una panchina. Io ad aspettare lui, lui ad aspettare il caso. Iniziò, senza nemmeno conoscermi, a raccontare dei suoi viaggi. Gli chiesi quale fosse stato il migliore. Mi ha risposto così: “Quello dentro il cuore della persona che amo”. Non volli avere il coraggio di salutarlo, prima di andare via.